Stupisce che siano nati a un giorno di distanza. Donald Trump: 14 giugno del 1946, 71 anni. Xi Jinping: 15 giugno del 1953, 64 anni. In fondo i leader delle due superpotenze che si incontrano a Pechino per la terza volta in un anno hanno nulla o poco in comune, a parte essere entrambi nati sotto il segno del gemelli (per lo zodiaco cinese, basato sul calendario lunare, Trump è cane, Xi è serpente). Ma è ben altro a rendere distante il ricco immobiliarista dal "comunista in carriera", come lo ha definito la BBC.
Terza tappa del lungo viaggio in Asia del presidente americano, l’incontro di oggi nella capitale cinese con il “presidente di ogni cosa” emerso ancora più potente dal Congresso del PCC, sarà una “visita storica” - come ha sottolineato il ministero degli esteri di Pechino. Temi in agenda: crisi coreana e squilibri commerciali. Trump è arrivato in Asia per riconquistare la fiducia della regione che oggi l’amministrazione statunitense definisce dell’Indo-Pacifico.
Il consenso di Trump è ai minimi storici
Come sottolinea la BCC in un lungo articolo, all’appuntamento cinese Trump ci arriva indebolito: il suo consenso è ai minimi storici, dopo che i massimi esponenti repubblicani hanno definito la Casa Bianca un “asilo nido per adulti”, e con l’ombra russa che avvolge la sua campagna elettorale. Xi Jinping, al contrario, è stato appena rieletto nella carica di segretario generale del PCC, ed è considerato il “salvatore del socialismo”: il suo pensiero è entrato nello statuto del Partito con l’espressa menzione del suo nome, come fu per Mao e Deng.
Il suo è un potere assoluto. Trump ha definito Xi il “re della Cina” e si è più volte congratulato per la “straordinaria elevazione” del suo omologo. Il presidente cinese non hai rilasciato dichiarazioni pubbliche dirette sul conto di Trump – in linea con la postura riservata della leadership cinese. "Per me è un amico", ha detto Trump a Tokyo. Xi fa sapere attraverso canali ufficiali che tra i due uomini esiste una “solida e personale amicizia”. Punto. Per gli osservatori politici, mentre Trump spera di portare a casa una vittoria, Xi vuole frenare l’intemperanza del presidente a stelle e strisce rispetto alle spinose questioni sul tavolo, dagli squilibri della bilancia commerciale al pressing sulla Corea del Nord.
Un sogno in comune
Il comunista in carriera e il ricchissimo immobiliarista hanno un sogno in comune: vogliono entrambi riportare le loro nazioni a una posizione di grandezza. Al grido di “Make America Great Again” con cui ha vinto le elezioni, Trump vuole far tornare grande l’America. Con il “grande sogno di rinascimento della nazione cinese” Xi, alla guida del partito comunista più grande del mondo, vuole riportare la Cina al posto che le spetta: al centro del mondo. E guidare una globalizzazione sinocentrica. Le simmetrie finiscono qui.
Storie asimmetriche
Donald Trump nasce a New York. Il padre, Fred, è un ricco imprenditore, figlio di immigrati tedeschi. Donald è quarto di cinque figli. Da ragazzino ha problemi di comportamento e viene trasferito all’Accademia militare di New York. Finisce gli studi alla Wharton School of the University of Pennsylvania, dove si laurea nel 1968 in economia.
Riesce a evitare, dopo vari rinvii, la guerra in Vietnam, dichiarando un difetto fisico ai talloni. Finiti gli studi, inizia la carriera nell’azienda di famiglia, di cui, dopo una causa civile, assume il controllo nel 1974, a 28 anni. In quarant’anni di carriera Trump colleziona successi (il Grand Hyatt Hotel di Manhattan e la Trump Tower) e fallimenti (il business del casinò ad Atlantic City che finisce in bancarotta).
Ha avuto tre mogli e cinque figli. Prima di sconfiggere Hillary Clinton e approdare alla Casa Bianca, è stato un volto noto sul grande schermo (tutti lo ricordano in “Mamma ho perso l’aereo”) e sul piccolo (con la partecipazione al reality The Apprentice, che è costretto a lasciare dopo una inchiesta della Nbc per aver definito gli immigrati messicani “trafficanti di droga e stupratori”).
Dopo una campagna elettorale costruita con frasi ad effetto, rimangono nella memoria le sue provocazioni, dagli insulti sessisti agli attacchi sugli immigrati. Nel 1987 Trump scrive il best-seller “The Art of the Deal”, in cui offre i suoi consigli per il successo: imprevedibilità e flessibilità. Ha la passione per il golf.
Xi legge molto gli autori americani
Xi Jinping nasce a Pechino. Il padre, Xi Zhongxun, è leader della prima generazione: scelto da Mao Zedong come capo della propaganda, diventa vice premier della Repubblica Popolare Cinese, fondata dai comunisti dopo anni di guerra, nel 1949. Xi Zhongxun viene arrestato durante la Rivoluzione Culturale.
Nel 1968, mentre Trump si laurea in economia, Xi, che ha quindici anni, viene spedito, come altri 18milioni di cinesi, nelle lontane e poverissime campagne, a rieducarsi. Trascorre sette anni in un villaggio rurale, dormendo in una grotta, nella provincia nordoccidentale dello Shaanxi. Oggi Liangjiahe è meta di pellegrinaggio, con la stessa aura di sacralità che circonda il villaggio natio di Mao, Shaoshan. Nel frattempo, la sorella maggiore non sopravvive alle pressioni delle guardie rosse, e si suicida. Nel 1974, quando Xi torna a Pechino, scopre che gli altri due fratelli si sono dati alla fuga, dandosi al business. Xi, no: sceglie il Partito.
Inizia la carriera comunista nelle province del Fujian e dello Zhejiang. Nel 2007 diventa leader di Shanghai, una posizione che lo proietta verso una poltrona del potentissimo Comitato Permanente, nel 2007. Tra il 2012 e il 2013 succede a Hu Jintao come segretario generale del Partito, presidente della Commissione Militare Centrale e presidente della Repubblica. Non era mai accaduto che un leader ereditasse le tre cariche in un colpo solo. Xi è vita e cuore del Partito, che sotto la sua guida è diventato più importante dell’economia.
Un divorzio alle spalle, nel 1987 sposa Peng Liyuan, famosa cantante lirica. La figlia Xi Mingze si è laureata ad Harvard. Di Xi Jinping possiamo leggere “Governare la Cina”, una raccolta dei suoi scritti che enucleano il pensiero guida del Partito. I suoi hobby? Leggere (tra i suoi autori americani preferiti: Walt Whitman, Mark Twain, Ernest Hemingway – non ha letto il libro di Trump), calcio, nuoto e arti marziali.