Dopo lo scandalo dei 'Panama Papers', che vide il 3 aprile 2015 diffusi 11,5 milioni di documenti sui conti in paradisi fiscali off-shore di tanti "happy few", ora è la volta dei 'Paradise Papers': 13,4 milioni di file su soldi portati all'estero, che scrive la BBC, vedono coinvolti anche la regina, Elisabetta II. In particolare dai 'Paradise Papers' emerge che 10 milioni di sterline dei fondi privati di Sua Mestà sono stati investiti in un fondo off-shore, alle isole Cayman, sinonimo di paradiso fiscale che garantisce l'anonimato oltre all'assenza di tasse, e alle Bermuda dal Ducato di Lancaster, insieme al Ducato di Cornovaglia dell'erede al trono, una delle maggiori prorietà immobiliari e terriere d'Inghilterra. Ducato di Lancaster che gestisce in totale 500 milioni di sterline.
La BBC sottolinea come non ci sia nulla di illegale nell'investimento e che non sia stato trovato alcun elemento che lasci intendere che Elisabetta II non paghi le tasse. Restano però le legittime domande sul perché la sovrana dovrebbe investire in paradisi fiscali off-shore. Il Ducato di Lancaster ha sostenuto di non essere coinvolto nelle decisioni su come vengono investiti i soldi della regina. Decisione prese dai fondi di investimento ai quali l'argent della sovrana sono conferiti. Ma non c'è alcuna prova che Sua Maestà abbia conoscenza di specifici investimenti fatti a suo nome.
Un lungo elenco di nomi importanti
Elisabetta II; il ministro del Commercio Usa, Wilbur Ross, amico del presidente Donald Trump; l'ex regina di Giordania, Nur; un amico intimo e tesoriere del premier canadese Justin Trudeau. Poi star della musica come Bono Vox e Madonna. L'ex direttore della Cia, il generale Wesley Clark. Il finanziere di origini ungheresi, George Soros, colui che nel 1992 fece saltare la lira e la sterlina fuori dallo Sme. Il co-fondatore di Microsoft, Paul Allen, amico di Bill Gates. Questi solo alcuni dei nomi più noti che secondo i 13,4 milioni di documenti dei 'Paradise Papers' hanno investito in paradisi fiscali off-shore, le isole Cayman e le Bermuda, parte dei loro fondi.
Il materiale proviene dallo studio legale delle Bermuda Appleby, così come quello dei Panama Papers, veniva dallo studio legale Mossack-Fonseca. Ottenuto per primo dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, i 13,4 milioni di file sono stati condivisi con il consorzio dei giornalisti investigativi (Icj) che lo ha assegnato alla Bbc al Guardian, al New York Times e Le Monde, solo per citare le testate più note, e L'Espresso e Report in Italia. In totale per analizzare la mole di documenti sono stati impiegati 380 giornalisti in 67 Paesi e 96 testate di tutto il mondo.
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I segreti che riguardano imprenditori e aziende italiane che operano in settori sensibili e strategici e che hanno a che fare con i paradisi fiscali saranno oggetto di una puntata speciale di Report, trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci su Rai3. Proprio per la sua particolarità, andrà in onda domenica prossima, 12 novembre, e ad un'ora inconsueta - le 15,30 - per questo programma di giornalismo investigativo Rai creato da Milena Gabanelli e ora portato avanti da Ranucci, che della stessa Gabanelli è stato stretto collaboratore, e della sua squadra. Un'anticipazione è nel webdoc di Report, mentre per la carta stampata i documenti saranno rivelati dal settimanale l'Espresso. La trasmissione prende spunto dai segreti, o presunti tali, che riguarderebbero 120 politici di tutto il mondo, imprenditori, reali e istituti religiosi. Questi segreti sono nascosti nei 13 milioni di documenti acquisisti dalla testata tedesca Suddeutsche Zeitung e dal Consorzio internazionale di giornalismo investigativo.
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Una puntata speciale di Report domenica prossima
A quanto si sa finora, l'inchiesta svela il nome dei clienti degli studi legali offshore Appleby e Asiaciti. Svelati anche i dati dei registri aziendali di 19 Paesi offshore, come Bermuda e Cayman. Nei documenti riservati emergerebbero - dice la nota informativa del programma di Rai3 - i rapporti tra la Russia e il ministro per il Commercio Usa, Wilbur Ross, uno dei più stretti collaboratori di Trump. Nei 'Paradise papers' emergerebbero anche gli affari di Stephen Bronfman, responsabile della raccolta fondi del premier canadese Justin Trudeau. Proprio la società di investimenti di Bronfman, la Claridge, avrebbe aiutato - è detto ancora nell'anticipazione di Report - altri imprenditori a spostare milioni di dollari nei paradisi fiscali con lo scopo di evitare di pagare tasse in Canada, Stati Uniti e Israele. Tra le carte anche i meccanismi societari che avrebbero consentito ai colossi Apple, Nike e Uber, di risparmiare sulle tasse. Nei milioni di file riservati sui clienti di Appleby spuntano fuori i nomi di alcuni tra gli uomini più ricchi del mondo che hanno importato il loro jet sfruttando le leggi dell'isola di Man per evitare l'Iva.