All'indomani della dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna, il governo centrale di Madrid stringe la morsa con il commissariamento delle principali cariche della regione. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha assunto direttamente la presidenza della Catalogna e i suoi ministri le altre competenze. Carles Puigdemont non è più il presidente della Generalitat, Oriol Junqueras non è più il suo vice, sostituito da Soraya Saenz de Santamaria. Tutti i consiglieri sono stati esautorati, dando applicazione alla revoca dell'autonomia prevista dall'articolo 155 della Costituzione. I leader indipendentisti - leggiamo su El Pais - non hanno ancora dichiarato se parteciperanno al voto anticipato. Un boicottaggio della consultazione, ha chiarito il delegato di Madrid a Barcellona, Enric Millo, sarebbe "un atto molto grave".
Hoy también es día para la tranquilidad y esperanza. Queda acreditado que el Estado de Derecho tiene instrumentos para defender la legalidad pic.twitter.com/LZ0uLcgVBv
— Mariano Rajoy Brey (@marianorajoy) 27 ottobre 2017
Il Boletin Oficial del Estado, la gazzetta ufficiale iberica, ha pubblicato le misure adottate del governo centrale in virtù dell'autorizzazione che gli ha conferito venerdì il Senato. Non ci sarà alcuna comunicazione ufficiale. Sciolto anche il 'Parlament' catalano, visto che Rajoy ha convocato venerdì le elezioni anticipate per il 21 dicembre. Il governo spagnolo ha destituito anche il maggiore Josep Luis Trapero, il capo dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana. Questa decisione, che non era stata annunciata venerdì, è stata firmata dal ministro dell'Interno, Juan Ignacio Zoido. Il testo sulla gazzetta ufficiale sottolinea la necessità di "garantire il funzionamento dell'amministrazione della Generalitat di Catalogna e dei suoi organismi".
Esautorate tutte le autorità regionali
È stato decapitato l'intero governo regionale. Non solo il Govern ma anche tutto lo staff dei più stretti collaboratori, circa 150 persone secondo le stime fatte dal governo centrale: consiglieri, personale di fiducia, capi di gabinetto, responsabili uffici comunicazione, che devono lasciare il servizio e gli uffici nell'amministrazione insieme ai loro capi. Non è chiaro cosa potrebbe succedere nel caso i membri del governo catalano opponessero resistenza. "Non avranno più stipendio, non potranno più firmare nulla, sarebbe un'usurpazione di funzioni", si è limitato a dire venerdì sera, uno dei portavoce di Rajoy. La Catalogna si è quindi svegliata sotto il diretto controllo di Madrid.
Nessuno riconosce la dichiarazione d'indipendenza
Venerdì serà, a Barcellona e in altre città catalane migliaia di persone avevano festeggiato la dichiarazione di indipendenza, non riconosciuta da Madrid ma neppure dalla comunità internazionale: migliaia di persone riunite a piazza Sant Jaume dove si trovano il Palau de la Generalitat e gli uffici del presidente, Carles Puigdemont. C'è stata anche una marcia unionista, poche centinaia di persone: ma un gruppo di circa 200 ultras, hanno infranto i cristalli a Catalunya Radio e aggredito tre persone, una delle quali aveva gridato al loro indirizzo 'Libertat". Oggi è attesa una manifestazione del fronte unionista a Madrid. Intanto a Barcellona si riuniscono i partiti (PDECat, che fa capo Puigdemont) ed Erc, per analizzare la situazione.
Protegir i garantir la seguretat de les persones és la nostra prioritat.
— Mossos (@mossos) 28 ottobre 2017
Continuem treballant amb normalitat pic.twitter.com/qFi4KQSoKf
I Mossos resteranno neutrali
Commissariati dal ministero dell'Interno, i Mossos d'Esquadra sono stati invitati a rimanere neutrali e a non prendere posizione nel braccio di ferro tra Barcellona e Madrid. L'esortazione è contenuto in una nota interna, resa pubblica dall'agenzia Reuters.
"Proteggere e garantire la sicurezza delle persone è la nostra priorità e continuiamo a lavorare normalmente", si legge inoltre sull' account Twitter della polizia catalana.
Da Bruxelles appello all'unità
Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha lanciato un appello all'unità e alla stabilità per la risoluzione della crisi. "Per me è una questione legale, politica, però soprattutto umana e su questi tre piani credo che sia giunto il tempo di lanciare un appello all'unità e alla stabilità", ha dichiarato al settimanale portoghese Expresso, "l'Europa può aiutare a risolvere la situazione? Mediare non è il ruolo dell'Ue, il primato della legge è un bene dell'Europa e dobbiamo proteggerlo".
Catalunya és i serà terra de llibertat. Al servei de les persones. En els moments difícils i en els moments de celebració. Ara més que mai
— Carles Puigdemont (@KRLS) 27 ottobre 2017
Le prime reazioni di Puigdemont
Le prime dichiarazioni di Puigdemont da destituito appaiono piuttosto sibilline. "La nostra volontà è continuare a lavorare per costruire un Paese libero", ha dichiarato in un messaggio registrato, apparendo tra due bandiere, quella della Catalogna e quella della Ue. Puigdemont ha chiesto "opposizione democratica all'applicazione dell'articolo 155, il modo migliore per difendere le conquiste" e ha domandato "pazienza, perseveranza e prospettiva" per continuare a portare avanti il suo piano indipendentista. La notizia, però, è la mancata convocazione delle elezioni per una Costituente.