C'è una cosa che non manca mai nei ristoranti, a partire da quelli stellati: la cocaina. E non certo come ingrediente segreto. Parola di Gordon Ramsay, il noto chef pluristellato scozzese e volto della tv che per far conoscere l'entità del fenomeno ha prodotto un documentario dal titolo "Gordon Ramsay on Cocaine" .
Il lato oscuro della ristorazione
Ramsay parla di questa sostanza come del "segreto oscuro dell'industria della ristorazione", affermando che per girare il documentario ha condotto delle analisi nelle toilette di 31 ristoranti sparsi per il mondo e tutti, eccetto uno, sono risultati 'positivi' al drug test.
Un soufflé 'stupefacente'
E a giudicare dalle richieste che si è visto arrivare lo stesso Ramsay, l'abitudine tanto segreta non è: "Ero a una cena di beneficenza e quando è arrivato il dolce una coppia si è alzata, è venuta da me e mi ha chiesto se fosse possibile avere un soufflé speciale spolverato con un mix di zucchero a velo e di coca". "Io ho riso - ha continuato a raccontare lo chef in un'intervista a Radio Times - Poi ho capito che non c'era modo di uscire da quella situazione. Così ho spolverato lo zucchero a velo e l'ho caramellato in modo che non potessero capire la natura della sostanza. Gliel'ho servito e me ne sono andato senza nemmeno salutare". Ma non è stata l'unica volta. Lo scorso Natale, in uno dei suoi ristoranti, Ramsay ha visto un cliente prendere un piatto dal tavolo e portarlo in bagno per sniffare cocaina. Poi è tornato al suo tavolo, ha chiamato un cameriere e gli ha chiesto di cambiarlo con un piatto pulito.
Dal fratello al capo cuoco, i dolori di Ramsay
L'episodio ha impressionato lo chef al punto da spingerlo a girare il documentario per andare fino in fondo al problema e tracciarne i contorni. Ma non è solo 'merito' del cliente: Gordon Ramsay ha vissuto da vicino le conseguenze dell'abuso di droghe. Suo fratello Ronald è dipendente dall'eroina da moltissimi anni, ha vissuto in Portogallo chiedendo l'elemosina e nel 2007 fu condannato a 10 mesi di carcere perché trovato in possesso di eroina. Anni prima, nel 2003, il capo cuoco dello chef, David Dempsey, morì dopo aver assunto cocaina.
Bourdain: "Il tuo corpo è un parco giochi"
Quindici stelle Michelin all'attivo, una ventina di ristoranti in tutto il mondo di cui due in Italia - il Castel Monastero a Castelnuovo Berardenga , in provincia di Siena, e il Fortevillage a Santa Margherita di Pula, Cagliari - Ramsay non è il primo chef ad aver parlato della cocaina nell'industria della ristorazione. Già nel 2000, Anthony Bourdain, un altro volto della tv e mago dei fornelli, si confessava tra le pagine del suo "Kitchen Confidential" raccontando di come si sia fatto le ossa nelle cucine più anguste e sporche degli Usa fino ad approdare nei ristoranti super lusso di New York. Un viaggio tra fiumi di coca e Lsd, onnipresenti nell'ambiente un po' per moda, un po' per far fronte all'enorme pressione che si vive nelle cucine dei ristoranti. Oggi Bourdain è 'pulito', come si dice in gergo, ma forse il suo motto è ancora quello di una volta: "Il tuo corpo non è un tempio, ma un parco di divertimenti".