La Gran Bretagna punta al successo dei negoziati con l'Unione europea per la Brexit ma è pronta anche ad affrontare uno scenario negativo. Questo il succo dell'intervento di Theresa May al congresso del partito conservatore a Manchester. "Credo che sia completamente nell'interesse di tutti noi che i negoziati abbiano successo, ma so che c'è qualcuno che vuole sapere se siamo pronti nel caso di un esito negativo", ha dichiarato la premier britannica, "è nostra responsabilità essere pronti a ogni eventualità. So bene che alcuni trovano questi negoziati frustranti, ma se li prenderemo con lo spirito giusto sono fiduciosa che troveremo un accordo che funzioni per la Gran Bretagna e per l'Europa".
Agli immigrati comunitari: "Restate qui"
May ha anche affermato di comprendere i sentimenti dei cittadini dell'Unione che vivono in Inghilterra e si sentono "incerti e preoccupati": "Voglio chiarire che valorizziamo il contributo che costoro danno al nostro Paese", quindi "siete i benvenuti qui e invito i negoziatori a raggiungere presto un'intesa su questo tema, perché vogliamo che restiate qui".
"Un partenariato stretto e speciale"
A quanti tra i Tory chiedono una rottura pura e semplice con Bruxelles, May ricorda di voler giungere a "un nuovo partenariato stretto e speciale. Un partenariato che ci permetterà di proseguire gli scambi commerciali e la cooperazione, perché vediamo l'esistenza di sfide e di opportunita' comuni. Ma allo stesso tempo un partenariato che permetterà al Regno Unito di tornare a essere una nazione sovrana".
Le prossime tappe della trattativa con Bruxelles
La prossima tornata di negoziati fra Regno Unito e Ue è in calendario per la prossima settimana. Ieri il Parlamento europeo ha ribadito che i progressi fatti finora sono insufficienti per pensare di andare avanti sulle future relazioni. La prossima riunione del Consiglio europeo, il 19 e 20 ottobre avrebbe potuto segnare l'avvio della seconda fase del negoziato, secondo la tabella di marcia iniziale. Ma solo a condizione che si fossero fatti sufficienti progressi sulle tre priorità, il trattamento degli europei residenti in Gran Bretagna e dei britannici in Ue, gli impegni finanziari del Regno Unito e la frontiera irlandese. Ora invece si tratta di capire se i 27 sono disposti o no ad accettare il "periodo transitorio" di un paio d'anni proposto dalla premier nel suo discorso a Firenze. Manca solo un anno alla scadenza entro la quale è necessario chiudere i negoziati perché nel marzo del 2019 l'uscita del Regno Unito avvenga in maniera ordinata e non senza un accordo: è poco per risolvere tutte le questioni, e l'ipotesi di un periodo di transizione potrebbe aiutare.