A fare gli onori di casa è il presidente francese Emmanuel Macron. A dare le carte al vertice sui migranti di Parigi sarà però, come sempre, il cancelliere tedesco Angela Merkel, che a settembre chiederà agli elettori un quarto mandato. Un mini-summit, come lascia intuire il formato allargato, dal quale forse non c'è molto da attendersi, nell'imminenza del voto in Germania. Nondimeno, va letta quasi come una dichiarazione preparatoria l'intervista al Welt am Sommtag nella quale Angela Merkel dice basta con decisione al Regolamento di Dublino, quello che prevede sia il Paese di primo approdo a dover valutare le domande di asilo.
Merkel: "Mai più situazioni come nel 2015"
"Non è possibile che la Grecia o l'Italia da sole debbano sopportare tutti gli oneri solo perché la loro posizione geografica è quella che", ha detto il cancelliere Angela Merkel, secondo la quale Dublino ha "sovraccaricato" Atene e Roma e "i profughi vanno distribuiti in modo solidale". Così come "non dovremo mai più vedere" situazioni come l'esodo da Est che, nel 2015, costrinse Berlino ad aprire le porta a un milione di richiedenti asilo, molti dei quali provenienti da Siria e Iraq. "Non possiamo permettere l'attività dei trafficanti", ha aggiunto Merkel a proposito della questione libica, affermando che la guardia costiera di quel Paese "va dotata delle attrezzature necessarie a fare il proprio lavoro" e che "è molto importante che quella guardia costiera osservi le norme internazionali, sia per quel che riguarda i migranti sia nei rapporti con le Ong".
L'agenda del vertice
Ridotti drasticamente gli arrivi dalla rotta del Mediterraneo centrale, l'Ue dovrà offrire un'alternativa alle partenze dei migranti e impegnarsi per la vigilanza della frontiera meridionale della Libia, in modo da non trasformare il Paese nordafricano in un enorme campo profughi. Questo il punto al centro del vertice che, oltre a Macron e Merkel, vedrà intorno al tavolo il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, e l'Alto rappresentante della politica estera dell'Ue, Federica Mogherini. Con loro anche il premier libico, Fayez Serraj, e i presidenti di Niger e Ciad, Mahamadou Issoufou e Idriss Deby.
L'incontro non dovrebbe durare più di due ore e sarà seguito da una conferenza stampa durante la quale Gentiloni illustrerà l'accordo negoziato dal ministro dell'Interno, Marco Minniti, con 14 sindaci libici, che in cambio di aiuti si sono impegnati a frenare gli sbarchi. Un'intesa che sta dando frutti visibili: ad agosto sono arrivati 3.000 migranti contro i 21.000 di un anno fa. Oltre a 'benedire' l'accordo, i quattro leader europei riaffermeranno il sostegno dell'Ue a Ciad, Niger e Libia per il controllo e la gestione dei flussi migratori e in particolare la volontà di rafforzare la cooperazione economica con le comunità locali lungo le rotte migratorie, come nella regione nigerina dell'Agadez e in Libia, in modo da offrire loro un'alternativa economica al business dei migranti.
Hotspot in Africa. L'idea di Macron
Macron, da parte sua, rilancerà l'idea di creare hotspot avanzati in Niger, Ciad e Libia per esaminare le domande di asilo, una proposta accolta con freddezza da Ong e Paesi africani ma che puà essere un presupposto concreto per il superamento del sistema di Dublino. Sulla Libia è però difficile verranno prese decisioni di rilievo: manca tra gli ospiti il generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica e, dopo essere stato "scaricato" dalla comunità internazionale in favore di Serraj, è tornato a far valere le sue ottime entrature a Parigi. Assai improbabile anche che si decida qualcosa sul Regoalmento di Dublino. Ma sicuramente, almeno a porte chiuse, se ne parlerà parecchio.