"Talaq, talaq, talaq" cioè "divorzio, divorzio, divorzio": tanto basta che dica - o addirittura scriva per sms o mail - un uomo musulmano in India per sciogliere il matrimonio con la moglie. Ma dopo un decennio di battaglie dei gruppi per i diritti delle donne, la Corte suprema di New Delhi con tre voti a favore e due contrari ha dichiarato incostituzionale il cosiddetto 'divorzio istantaneo'. A portare il caso di fronte ai giudici, sono state l'anno scorso proprio cinque vittime di questa pratica, insieme a due associazioni.
Una giornata particolare
"E' un giorno molto felice per noi", ha commentato esultante Zakia Soman, un'attività del Bharatiya Muslim Mahila Andolan (Bmma) che ha denunciato il 'triplo divorzio'. "Le donne musulmane in India hanno sofferto per gli ultimi 70 anni. E' un giorno storico ma non finisce qui", ha aggiunto l'attivista, citata dalla Bbc.
Il verdetto di incostituzionalità è stato accolto con soddisfazione anche dal premier indiano, Narendra Modi, che si era schierato a favore e ha parlato in un tweet di sentenza "storica" sottolineando che "garantisce uguaglianza di diritti alle donne musulmane ed è uno strumento potente per l'empowerment femminile".
Judgment of the Hon'ble SC on Triple Talaq is historic. It grants equality to Muslim women and is a powerful measure for women empowerment.
— Narendra Modi (@narendramodi) 22 agosto 2017
Secondo un rapporto del Bmma del 2015, quasi una donna musulmana su 11 aveva subito nella sua vita un divorzio istantaneo, senza ottenere quindi dal marito nessun tipo di alimenti o compensazione.
Come ricorda il Guardian, la pratica - respinta anche da una parte degli esperti islamici più rigidi e già messa al bando in Pakistan, Bangladesh e nella maggior parte dei Paesi musulmani - sopravvive in India grazie al fatto che qui le varie comunità possono seguire le proprie leggi religiose in fatto di questioni personali come matrimonio, divorzio e adozione.
Ora serve una legge
Resistenza a questa battaglia è stata espressa dai leader islamici del Paese, nel timore che sia il primo passo per smantellare le tradizioni religiose a favore di un codice civile uniforme di chiara impronta induista. L'All India Muslim Personal Law Board ha criticato l'interferenza della corte suprema in questioni religiose. D'altra parte, Kamal Faruqui, un membro dell'associazione, ha definito la decisione una vittoria, sottolineando che la sentenza riguarda "solo il divorzio istantaneo, non altre pratiche. Quindi la legge personale islamica e' stata protetta dalla sentenza".
Ora le attiviste lavorano per far passare una legge in tal senso. "Darà un immenso sollievo alle donne ma abbiamo bisogno di far passare un legge presto", ha ricordato Noor Jenah, della Bmma, annunciando che "l'organizzazione ha già preparato una bozza di legge che manderemo al governo".