E’ bastato far vedere per un “nanosecondo” il capezzolo e la questione dell’allattamento in pubblico è tornata alla ribalta sulla stampa. Stavolta a finire sul banco degli imputati è il Victoria e Albert Museum di Londra: una visitatrice si trovava nel cortile con il figlio attaccato al seno e tanto è bastato a un guardiano per invitarla a coprirsi. La vicenda è subito diventato un caso, grazie alla signora che si è detta “perplessa” e poi ha ironizzato postando diverse foto di statue presenti nel museo, nude, e alcune mentre allattano.
Flashed a nanosecond of nipple while #breastfeeding and was asked to cover up in @V_and_A courtyard. Am perplexed.... pic.twitter.com/T6VIRQbgrC
— Vaguechera (@vaguechera) 5 agosto 2017
Immediata sono arrivate le scuse del direttore in persona, Tristam Hunt, che ha ribadito come “la nostra politica sia chiara: le donne possono allattare dove vogliono, dovunque si sentano a proprio agio e non dovrebbero essere disturbate”.
.@vaguechera V sorry. Our policy is clear: women may breastfeed wherever they like, wherever they feel comfortable & shld not be disturbed.
— Tristram Hunt (@TristramHuntVA) 5 agosto 2017
La pubblicità della Dove nel Regno Unito nel mirino delle utenti arrabbiate
Ma la questione dell’allattamento in pubblico continua ad agitare l’opinione pubblica: basti pensare alle critiche sollevate il mese scorso nel Regno Unito da una pubblicità della Dove nella quale si spingeva i genitori ad “avere fiducia nel proprio modo di esserlo”. Tra le immagini promosse, un neonato attaccato al seno con la frase “il 75% delle persone pensano che allattare in pubblico vada bene, il 25% è contrario. Qual è il tuo modo?”. Apriti cielo! Secondo la Bbc, l’Autorità per la pubblicità ha ricevuto 151 lamentele contro la Dove sostenendo che offriva un’immagine negativa. E la campagna su Twitter di utenti arrabbiate non è stata da meno.
.@Dove this is disgusting & divisive especially during #Breastfeeding Week and the UK has one of the lowest BF rates in the world. pic.twitter.com/yQjdpwYV4f
— Hannah Cooper (@hannahcooper40) 1 luglio 2017
Per tutta risposta, l’azienda ha postato su Facebook un messaggio in cui sosteneva che “non c’è un solo modo giusto quando si tratta di essere un genitore”.
Polemiche per le foto postate dalla figlia del presidente kirghizo
Sempre pochi mesi fa ad animare il dibattito era stata la figlia minore del presidente kirghiso, Aliya Shagieva, che aveva postato una sua foto mentre allattava: “Nutrirò mio figlio sempre e dovunque abbia bisogno di essere nutrito”.
Le accuse di comportamento immorale l’avevano costretta a cancellarlo, ma in un’intervista alla Bbc aveva ribadito il concetto, sostenendo che la polemica era frutto di una cultura che iper-sessualizza le forme femminili.“Questo corpo che mi è stato dato non è volgare, è funzionale, il suo compito è soddisfare i bisogno fisiologici del mio bambino, non di essere sessualizzato”. E infatti le critiche non le hanno impedito di continuare a postare foto sul suo profilo Instagram che, sebbene non esplicite, sottolineano il concetto, mostrandola spesso con il bimbo aggrappato al suo petto.
Senza andare troppo lontano, nel dicembre 2016 in Italia aveva suscitato non poche polemiche la vicenda di Chiara Cretella alla quale un custode del Comune di Bologna aveva impedito di allattare il figlio di 5 mesi “perché non si potevano introdurre cibi e bevande nella sala” della mostra.
E un mese dopo un episodio analogo – una mamma si era vista riprendere dal direttore di un ufficio postale a Biella perché aveva allattato il figlio di 3 mesi in pubblico – aveva portato all’intervento del ministro per la Pubblica amministrazione, Marianna Madia.
In alcun luogo dovrebbe essere vietato #allattamento. Subito direttiva per tutta la #PA https://t.co/ha3TM2Dwbq
— Marianna Madia (@mariannamadia) 27 gennaio 2017