L'impossibile è possibile. twitta Paolo Nespoli dallo spazio, mostrando orgoglioso un suo lavoro da meccanico di dieci anni fa. Del resto prima di partire per la sua terza missione aveva confidato a Wired: "Mi ritengo un lavoratore in orbita, una sorta di idraulico, meglio, un elettricista spaziale: sperando di commettere meno errori possibili, il mio compito è eseguire un programma stabilito da Houston, concordato con i migliori laboratori e centri di ricerca della Terra. Se in orbita manca un dottore, occorre che qualcuno si prepari appositamente, a prescindere dalla sua formazione. Da ingegnere meccanico mi sono ritrovato in un ospedale a Houston per fare pratica. Mi è addirittura successo di essere in sala operatoria con il paziente davanti, o di dissezionare un cadavere per testare tagli, incisioni e conoscenze anatomiche. Potrà inorridire, ma sono competenze che nello Spazio risultano cruciali. Qualcuno deve averle”
La riparazione che abbiamo fatto 10 anni fa al nostro pannello solare regge ancora bene. L'impossibile è possibile: ottimo lavoro STS-120! pic.twitter.com/MaAnW0m0mp
— Paolo Nespoli (@astro_paolo) 7 agosto 2017
Sul possibile e sull'impossibuile, tema a lui caro, aveva detto: ""Durante il mio addestramento da paracadutista incursore, a Pisa, mi si chiedeva spesso di superare gli ostacoli; c’è un muro, non si può andare oltre, rispondevo. E venivo puntualmente smentito: una parete era finta, quella successiva poteva essere scavalcata o abbattuta. A un certo punto ho cominciato a volerli superare tutti, i muri. Allora ho imparato a non accettare quelli che pensavo fossero limiti. E non perché sia un genio, beninteso, il discorso riguarda tutti: ci facciamo condizionare da barriere che, nella realtà, non esistono".