Con i nervi sempre più tesi per le indagini sul 'Russiagate' (i sospetti sulle ingerenze di Mosca nelle presidenziali Usa ed i contatti di alcuni suoi consiglieri con funzionari russi) e per le conseguenze delle sue reazioni, il licenziamento in tronco martedì del direttore dell'Fbi, James Comey (che coordinava l'inchiesta), il presidente Donald Trump è arrivato a lanciare un avvertimento, che suona come una minaccia. Per scongiurare che il 'silurato' faccia trapelare particolari imbarazzanti alla stampa Trump, su Twitter, ha messo in guardia Comey dal far filtrare notizie sui loro incontri.
James Comey better hope that there are no "tapes" of our conversations before he starts leaking to the press!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 12 maggio 2017
"È meglio che speri che non ci siano registrazioni delle nostre conversazioni prima che cominci a far filtrare notizie alla stampa", ha cinguettato Trump, insinuando di fatto che ci potrebbero essere dei nastri (fatti fare da lui come faceva Richard Nixon) delle loro conversazioni utilizzabili per screditarlo.
Il presidente - malgrado il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, abbia esplicitamente smentito che con il suo tweet Trump abbia voluto minacciare Comey - sembra aver fatto così capire a Comey che farebbe bene a non diffondere informazioni negative su di lui. Registrazioni che sarebbero iniziate dall'irrituale incontro avvenuto il 27 gennaio alla Casa Bianca, in cui, scrive il New York Times, Trump chiese al direttore del'Fbi, nominato nel 2013 da Barack Obama e che ottenne - a conferma dell'apprezzamento generale - la ratifica con 93 voti a favore e solo 1 contrario al Senato, di giurargli fedeltà. "Comey si rifiutò di impegnarsi. Disse tuttavia a Trump...che sarebbe sempre stato onesto con lui ma non 'affidabile'" in senso politico, riporta il Nyt. Anche in questo caso Spicer ha smentito tutto.
Che Trump registri le conversazioni non è una novità
Nel pomeriggio è arrivata comunque la risposta indiretta di Comey al tweet di Trump: l'ex direttore dell'Fbi "non è preoccupato di alcuna registrazione" delle sue conversazioni con il presidente Trump, ha riferito una fonte informata alla Cnn, aggiungendo che "anche se ci fosse una registrazione, non c'è nulla di cui sarebbe preoccupato". Del resto che il presidente avesse in passato fatto registrare suoi colloqui, sostiene, il New York Times, non sarebbe una novità: "A lungo lo stesso Trump, hanno dichiarato suoi consiglieri ed ex dipendenti, ha fatto registrare alcune delle sue telefonate così come gli incontri nei suoi uffici alla Trump Tower", prima dell'insediamento alla Casa Bianca.
E la Casa Bianca cambia versione
"Di nuovo la storia che ci sia stata una collusione tra i russi e la campagna elettorale di Trump costruita dai democratici come scusa per aver perso le elezioni", ha lamentato Trump aggiungendo che "la stampa bugiarda, fake media, si è dilungata sul tema". Trump se l'è presa con i media che hanno messo in luce le contraddizioni tra le sue dichiarazioni e quelle degli uomini del suo staff, in ordine alle ragioni del ripensamento: "Un presidente ha tante cose da fare, non è possibile per i suoi collaboratori stare davanti a un microfono con accuratezza perfetta".
La Casa Bianca, infatti, ha prima sostenuto che Comey è stato licenziato solo perché é stato il viceministro della Giustizia, Rod Rosenstein, a suggerirlo al presidente in un memorandum in cui gli avrebbe fornito gli elementi legale per farlo fuori. Dopo che Rosenstein ha denunciato l'inaccuratezza della ricostruzione dell'ufficio stampa del presidente ed aver minacciato le dimissioni - versione poi da lui smentita - Trump ha dichiarato che ha deciso da solo cacciare Comey "a prescindere" dalle raccomandazioni dei vertici del ministero della Giustizia.