Il conto che l'Ue presenterà al Regno Unito per la Brexit potrebbe arrivare a 100 miliardi di euro. Londra però non ci sta e il ministro per la Brexit, David Davis, ha avvertito in un' intervista tv che il suo Paese pagherà quello che gli compete, "non certo quello che vuole l'Ue".
Il pagamento dei 'debiti' britannici sarà uno dei nodi cruciali del negoziato sui termini per il ritiro del Regno Unito dall'Ue, negoziati le cui linee guida sono state già respinte da Theresa May e che cominceranno non prima delle elezioni britanniche, l'8 giugno. Finora si era sempre parlato di una 'bolletta' intorno ai 60 miliardi di sterline, ma ora - almeno secondo il Financial Times - i Paesi europei stanno premendo per alzare il conto: Francia e Germania, in primis, con l'obiettivo di fare stanziamenti per il settore agricolo dopo la Brexit e anche per pagare i costi amministrativi comunitari nel 2019 e nel 2020, spiega il quotidiano della City. Parigi e Varsavia vorrebbero introdurre, dopo la Brexit, contributi sui sussidi agricoli, mentre Berlino non vuole concedere a Londra una partecipazione sugli asset finanziari o immobiliari comunitari.
Bruxelles: non è una punizione ma Londra deve pagare
La Gran Bretagna non potrà evitare di pagare tutto quello per cui si è impegnata fino a che è stato membro dell'Ue, ha chiarito il capo negoziatore di Bruxelles, Michel Barnier: "Non si tratta di una punizione, o di un conto che il Regno Unito è chiamato a pagare per avere scelto la Brexit. Si tratta di rispettare con senso di responsabilità gli impegni presi, che riguardano migliaia di collettività, imprese, progetti per i quali il denaro è gia' stato stanziato. Immaginate che problemi creerebbe un'amputazione o interruzione di tali progetti". In caso di mancato pagamento da parte del Regno Unito, ha spiegato, c'è il rischio di "interrompere programmi" ha sottolineato Barnier, citando gli "impegni presi in comune" con il bilancio pluriennale 2014-2020, gli aiuti alla Turchia e all'Ucraina, le garanzie comuni con la Banca Europea per gli Investimenti e il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici. "E' una questione di responsabilita' - ha aggiunto - Vogliamo raggiungere un accordo chiaro con Londra su un metodo rigoroso del regolamento dei conti".
"Nessun accordo meglio di un cattivo accordo"
La reazione di Londra è stata immediata: Davis ha osservato che le cifre fanno parte degli "alti e bassi" del negoziato; che Londra considera i suoi "diritti e doveri" in modo serio, ma ha aggiunto di non avere visto ancora alcuna cifra realistica. "E' nostra intenzione - ha spiegat - arrivare a un accordo, ma dobbiamo mantenere un'opzione alternativa. Ecco perché Theresa dice che nessun accordo è meglio di un cattivo accordo. Stamane ci vediamo chiedere 100 miliardi sui giornali. Siamo passati da 50 miliardi, a 60, fino a 100. Questo dimostra che ha ragione. So che non si sa dove andiamo a finire. La semplice verità è che sarà un negoziato duro". Davis ha aggiunto che Londra farà tutto "in modo corretto, ci assumeremo le nostre responsabilità. Ma dobbiamo discutere nel dettaglio quelli che sono i diritti e gli obblighi. Rispetteremo i nostri obblighi internazionali, ma accanto a quelli, tra attività e passività, ci saranno anche i nostri diritti, non solo quello che la Commissione vuole". Davis - che ha parlato qualche ora prima che il capo negoziatore Ue, Michel Barnier, da Bruxelles, illustrasse le linee guida del negoziato con Londra - si è augurato comunque che la questione non finisca davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea.
La Gran Bretagna avrebbe obblighi finanziari fino al 2023
Intanto la Gran Bretagna no rischia solo di dover sborsare una cifra più elevata ma anche di essere costretta a contribuire al bilancio comunitario ben oltre il 30 marzo 2019, data formale della Brexit. Secondo quanto riferito da fonti comunitarie, nella politica di coesione "ci sono obblighi finanziari che si materializzeranno fino al 2023", ha detto una fonte europea, dopo che la Commissione ha adottato la proposta di mandato per i negoziati sulla Brexit. "Non è una questione di data di uscita, ma di rispetto degli impegni che possono avere un effetto che si produce dopo la Brexit", ha spiegato la fonte.
A Londra verrebbe chiesto di pagare per gli impegni assunti nell'ambito del Quarto Finanziario Multi-annuale (il bilancio pluriennale 2014-2020) che produce effetti "fino a tre anni" dopo la sua scadenza. Al contempo, pur essendo uscito dall'Ue, il Regno Unito potrebbe continuare a beneficiare per alcuni anni dei fondi europei, come le risorse destinate alla politica di coesione o alla politica agricola comune. "Sia il Regno Unito, sia l'Unione europea devono rispettare gli obblighi finanziari", ha detto la fonte.