Quando lo hanno fatto stendere sul lettino, Kenneth Williams ha iniziato a pregare "in lingue", secondo la tradizione evangelica pentecostale. L'ultima preghiera è stata soffocata dal cocktail letale di farmaci. Il Washington Post racconta così gli ultimi minuti di Williams. "Spaventosi" li descrive il suo avvocato che ora invoca un'inchiesta indipendente. Richiesta avanzata anche dall'associazione American Civil Liberties Union dell'Arkansas che mette sul piatto l'eventuale violazione dell'ottavo emendamento della Costituzione che vieta punizioni crudeli.
Esecuzioni a raffica per non far scadere il 'veleno'
In un comunicato, la direttrice dell'associazione, Rita Sklar, punta il dito contro il governatore dell'Arkansas Asa Hutchinson, che ha "ignorato i pericoli, pur di riuscire a battere la data di scadenza del farmaco". Al centro della polemica l'uso del controverso midazolam, un potente sedativo, le cui scorte in possesso dello Stato, in scadenza, hanno affrettato l'intervento del boia. Per il governatore non ci sono motivi sufficienti per sospettare che il condannato stesse soffrendo, oppure che il midazolam non sia realmente efficace. Hutchinson non ha intenzione di procedere ad un cambiamento del protocollo nelle esecuzioni nel suo Stato.
Così muore un condannato
Ma la giornalista locale Donna Terrell, anchor di una tv di Little Rock, racconta che dopo l'iniezione Williams avrebbe iniziato a respirare pesantemente, con movimenti del petto molto rapidi. Le testimonianze dei presenti sono contrastanti. C'è chi parla di convulsioni, chi di una ventina di bruschi scatti. Per l'ufficio del governatore si è trattato di movimenti involontari. Eppure l'uso del midazolam continua ad essere avversato da associazioni ed attivisti. Se Williams è spirato in meno di 20 minuti, in passato sono stati registrati casi di morti avvenute solo dopo due ore.
Un giudice federale, intanto, ha autorizzato il prelievo di campioni di sangue e tessuto nonché l'autopsia del condannato. Al governatore si era appellata nei giorni scorsi anche Kayla Greenwood, 22 anni, figlia di Michael Greenwood, uccisio da Williams durante la fuga da prigione nel 1999. La donna aveva chiesto la sospensione dell'esecuzione. Kayla ha addirittura pagato a Jasmine, 21 anni, figlia del condannato, ed alla sua bambina, i biglietti per raggiungere il penitenziario e permettere alle due di salutare per l'ultima volta il congiunto.
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