A prescindere da chi vincerà nella notte del 7 maggio, il prossimo inquilino dell'Eliseo corre il rischio di ritrovarsi senza una maggioranza in Parlamento. Molto più che dalle presidenziali, la stabilità politica della Francia dipenderà dalle elezioni per l'Assemblea nazionale del 11 e 18 giugno.
La colpa è di:
- un sistema istituzionale, la Quinta Repubblica, costruito attorno a un presidente monarca e all'alternanza dei due grandi partiti tradizionali, quello gollista e quello socialista
- un sistema elettorale a doppio turno, che prevede che nei singoli collegi vadano al ballottaggio i candidati che hanno ottenuto il 12,5% dei voti
- un sistema politico che, se ha sperimentato la coabitazione, non ha mai dovuto ricorrere alle grandi coalizioni.
Con l'avanzata del Front National di Marine Le Pen e la nascita del movimento 'En Marche!' di Emmanuel Macron, è in corso "la prima ricomposizione del sistema politico dal 1958", ha spiegato su Le Monde il politologo Zaki Laidi, convinto che Macron alla fine otterrà una maggioranza all'Assemblea nazionale. Ma, vista la mancanza di radicamento territoriale di En Marche, altri analisti scommettono su uno scenario sempre più familiare in Europa: un'Assemblea nazionale frammentata, senza una maggioranza, al punto da mettere in pericolo la stabilità della Francia.
Elezioni legislative, la cautela degli istituti demoscopici
Concentrati sulle presidenziali e confrontati a un panorama politico in forte evoluzione, gli istituti demoscopici non si avventurano a fare previsioni sulle elezioni legislative.
L'ultima ricerca risale al giugno 2016, quando Opinion Way ha fatto una simulazione tenendo conto dei risultati delle ultime elezioni regionali e locali.
- In testa era arrivato il blocco di centrodestra con 266-292 deputati
- contro i 188-208 della sinistra
- i 58-64 del Front National
Nel migliore dei casi, alleati con i centristi dell'Udi, i Republicains di Francois Fillon avrebbero appena 4 seggi di maggioranza nella futura Assemblea nazionale. Ma all'epoca della simulazione di Opinion Way il movimento 'En Marche!' di Emmanuel Macron non era ancora nato, mentre il Partito Socialista di Benoit Hamon non doveva subire la concorrenza dell'estrema sinistra capitanata da Jean Luc-Melenchon.
I blocchi politici in campo
A confrontarsi alle elezioni legislative saranno quattro o cinque blocchi politici:
- il Front National all'estrema destra
- i Republicains a destra
- 'En Marche!' al centro
- il Partito socialista alleato con i Verdi a sinistra
- il Front de Gauche e i comuniti all'estrema sinistra
Guardando ai sondaggi sulle presidenziali, ogni blocco sarebbe accreditato di una percentuale tra il 15 e il 25, cosa che consentirebbe loro di accedere al ballottaggio, annullando di fatto l'effetto aggregatore del maggioritario a due turni alla francese.
Il rischio di ingovernabilità all'Assemblea nazionale è diventato un tema anche per le presidenziali. In chiave anti-Macron e anti-Le Pen, Fillon sostiene di essere l'unico candidato in grado di poter avere una maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale. Effettivamente, alle ultime elezioni regionali, il blocco di centrodestra aveva battuto il Front National in tutte le sfide dirette, ma Macron non era ancora entrato in campo e il Partito socialista si era dovuto ritirare in alcune regioni chiave. Macron assicura che, in caso di sua vittoria, ci sarà un effetto traino sulle legislative che gli permetterà di avere una maggioranza all'Assemblea nazionale.
Macron punta sull'effetto traino in caso di elezione all'Eliseo
Il candidato centrista evoca spesso "l'onda rosa del 1981" seguita all'elezione del socialista Francois Mitterrand all'Eliseo. Ma il Partito socialista all'epoca era molto più radicato sul territorio del suo movimento En Marche, che sta candidando per le legislative soprattutto personalità della società civile. Le Pen e Melenchon, gli altri due candidati del quartetto favorito alle presidenziali, non hanno i numeri per sperare di ottenere 289 deputati.
I possibili scenari
La mancanza di una maggioranza all'Assemblea nazionale in grado di attuare il suo programma metterebbe il prossimo inquilino dell'Eliseo davanti a un dilemma:
- La coabitazione - con un presidente di uno schieramento che gestisce la politica estera e un governo di un altro schieramento incaricato della politica interna, come accaduto con Francois Mitterrand e Jacques Chirac - non è un'opzione.
- Costruire una grande coalizione, come in Germania o in Austria, sarebbe un'impresa quasi impossibile vista la cultura politica fortemente polarizzata della Francia.
- Il presidente ha sempre la possibilità di sciogliere l'Assemblea nazionale e andare a elezioni anticipate. Ma per la Francia si aprirebbe comunque un lungo periodo di incertezza e paralisi politica.