Il caso della dottoressa Jumana Nagarwala, arrestata a Detroit per le mutilazioni genitali inflitte a bambine tra i sei anni e gli otto anni di età, riporta alla ribalta la tragica condizione di milioni di donne e bambine nel mondo vittime di questa barbara usanza.
L'ultimo rapporto Unicef del 2016, parla di almeno 200 milioni di donne e bambine che in 30 Paesi hanno subito mutilazioni genitali femminili, di cui la metà concentrate in Egitto, Etiopia e Indonesia. Ma l'Occidente non può dirsi immune, e il caso di Detroit ne è la prova: in Europa, Australia, Canada e negli Stati Uniti, si registrano casi di Mgf soprattutto tra gli immigrati provenienti dall'Africa e dall'Asia sud-occidentale. Sono episodi che avvengono nella piu' totale illegalita' e che quindi sono difficili da censire statisticamente.
Tra tutte le vittime, 44 milioni sono bambine e adolescenti fino a 14 anni: in questa fascia di età, la prevalenza maggiore è stata riscontrata in Gambia, con il 56%, in Mauritania con il 54% e in Indonesia, dove circa la meta' delle adolescenti (con un'età fino a 11 anni) ha subito mutilazioni. I Paesi con la più alta prevalenza tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono: la Somalia (98%), la Guinea (97%) e la Repubblica di Gibuti (93%).
In molti Paesi, inoltre, la maggior parte delle donne ha subito mutilazioni genitali prima di aver compiuto 5 anni. Rispetto al 2014 il numero di donne e bambine sottoposte a Mutilazioni Genitali Femminili (Mgf) e' aumentato di circa 70 milioni. Cio' e' dovuto alla crescita della popolazione in molti Paesi e ai dati rappresentativi a livello nazionale raccolti dal governo dell'Indonesia. Visto che e' disponibile un maggior numero di dati sulla diffusione delle Mgf, risulta che il numero totale di donne che ha subito le mutilazioni e' in aumento.