La strage chimica in Siria raccontata da un medico
La strage chimica in Siria raccontata da un medico

La strage chimica in Siria raccontata da un medico

Attacco con gas tossico, il dramma della Siria in 10 foto (Afp)  
Attacco con gas tossico, il dramma della Siria in 10 foto (Afp)  
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Ore 8:30

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  • I dottori di Msf dell’ospedale di Athmeh vengono avvertiti via telefono che c’è stato un attacco. Nella conversazione, le fonti avvertono che molto probabilmente sono state usate armi chimiche contro i civili. Non è la prima volta che accade. Solo una settimana prima, un ortopedico è morto durante il trasporto dopo essersi intossicato curando un paziente a Latamneh colpita da un raid con gli elicotteri.
  • Passano pochi minuti e lo staff capisce che questa volta è più grave.
  • Da Gaziantep, al confine tra Siria e Turchia, viene coordinata la missione. In meno di due ore dall’attacco — che è iniziato alle 6:50 — cinque medici e tre équipe si mettono in movimento per raggiungere gli ospedali nella zona dell’attacco. Si deve decidere in fretta, non c’è spazio per le incertezze.
  • “Tre medici partono per l’ospedale più grande al confine con la Turchia, quello di Bab el Hawa, una squadra viene inviata all’Atmeh Charity dove si trova tutt’ora e un terzo team va all’ospedale di Hass, più piccolo degli altri”.
  • Il protocollo è standard. Si viaggia sulle ambulanze e sui minivan, mantenendo costantemente il contatto radio con chi coordina la missione. Prima di partire si forniscono le coordinate dell’itinerario. Ma al di là delle regole e delle procedure, chi sale in auto sa molto bene che rischia di morire in qualsiasi momento. “In questa guerra che dura da sei anni, i nostri medici, le nostre ambulanze, i nostri convogli umanitari e i nostri ospedali sono diventati un target militare come un altro”.
Attacco con gas tossico, il dramma della Siria in 10 foto (Afp)  
Attacco con gas tossico, il dramma della Siria in 10 foto (Afp)  

Tra le 10:30 e le 11:30 secondo le località

  • Lo staff raggiunge gli ospedali. Altro protocollo da seguire. "Si indossano le tute integrali, le maschere e i guanti rinforzati e solo allora si possono iniziare a visitare i pazienti che vanno prima spogliati e poi lavati". Il rischio contaminazione è altissimo. Basta un errore e il medico si trasforma in paziente.
  • L’elenco dei feriti che arrivano da Khan Sheikhoun si allunga con il passare delle ore: "Diciassette a Bab el Hawa,8 ad Hass, 35 ad Atmeh".
  • Lo screening dei sintomi è lungo "Le pupille ristrette, gli occhi infiammati, l’incoscienza e l’incontinenza lasciano presupporre l’uso di un agente neurotossico che potrebbe essere Sarin".
  • Bambini, donne, vecchi. I pazienti sono di tutte le età, nessuno viene risparmiato. "Mancanza di respiro, cianosi e odore di candeggina sulla pelle indicano l’uso di un agente soffocante come il gas clorino", è il primo report stilato dallo staff.
  • Iniziano anche i primi decessi: "Quattro morti ad Hass, molti di più a Bab el Hawa, di Atmeh non si conoscono ancora le cifre". I sopravvissuti lottano per respirare, non riescono a raccontare nulla. I bambini che ce l’hanno fatta sono in stato di choc. Due infermieri di Bab el Hawa si contaminano. "In tutte le strutture mancano i farmaci, serve atropina, idrocortisone". Msf dona i medicinali che ha portato.

Ore 21:30

  • I medici sul campo riferiscono via telefono al team di Gaziantep le prime diagnosi. "I sintomi sono coerenti con l’esposizione ad agenti neurotossici come il sarin e ad agenti soffocanti come il gas cloro". Sono parole pesate con cura, che l’indomani verranno trasmesse nei comunicati stampa della ong.
  • Non c’è tempo di fermarsi. La squadra all’Atmeh Charity rimane sul campo. Sono appena arrivati altri 35 pazienti, tutti in condizione critiche. Il lavoro da fare è appena iniziato.
  • Intanto, sui telegiornali della sera passano le immagini dei piccoli corpi cianotici. Qualcuno si ferma a guardare. Qualcuno tira dritto o cambia canale. La Siria è lontana. O, almeno, così pare.
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