Il presidente Donald Trump ha firmato il nuovo bando all'immigrazione dai Paesi a rischio terrorismo che, rispetto alla versione precedente bloccata dai giudici, non contempla l'Iraq.
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Il nuovo decreto arriva 6 settimane dopo la prima versione che ha creato il caos negli aeroporti e che un tribunale federale aveva sospeso per il rischio di incostituzionalità. La misura revoca quella varato lo scorso 27 gennaio ed entrerà il vigore dal prossimo 16 marzo. Il presidente, per la prima volta da quando è in carica, ha optato per un basso profilo, affidando l'annuncio a una nota della Casa Bianca e l'illustrazione ai ministri degli Esteri, della Giustizia e della Sicurezza Interna, rispettivamente Rex Tillerson, Jeff Sessions e John Kelly, che però non hanno accettato domande. Il nuovo bando si applica agli immigrati provenienti da:
- Siria
- Iran
- Libia
- Somalia
- Sudan
- Yemen
L'Iraq è un "caso speciale"
"L'Iraq rappresenta un caso speciale", spiega la Casa Bianca nella nota, indicando che si tratta di un importante alleato degli Usa nella lotta all'Isis. "La stretta relazione di cooperazione tra gli Stati Uniti e il governo iracheno eletto democraticamente, la forte presenza Usa in Iraq e l'impegno dell'Iraq a combattere l'Isis giustificano questo differente trattamento", si sottolinea nel comunicato, ricordano che tutti e 7 i Paesi erano già inclusi nella lista di quelli "fonte di preoccupazione" dal punto di vista del terrorismo dal 2015.
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Esentati coloro che hanno carta verde e visti
Il nuovo ordine esecutivo non si applica ai viaggiatori dei 6 Paesi in possesso di carta verde o di un visto. Viene confermata la sospensione del programma di accoglienza dei rifugiati per 120 giorni. Decade il bando a tempo indefinito per i rifugiati siriani che vengono trattati come tutti gli altri. E' stata inoltre abolita la misura che dava accesso prioritario alle minoranze religiose di questi Paesi, come i cristiani, e che era valso al bando la nomea di "Muslim ban".
Contro il bando si schierò anche la Silicon Valley
La Silicon Valley si era schierata compatta contro Donald Trump all'indomani del vecchio bando. Da Adobe a Yelp, ecco i 22 colossi che avevano detto no.