Dopo Michael Flynn, rischia di cadere un altro alfiere di Donald Trump: Jeff Sessions, scelto come ministro della Giustizia, è al centro della bufera per aver avuto contatti con i russi durante la campagna elettorale e non averne parlato durante la sua audizione di conferma. Accuse praticamente identiche a quelle mosse contro l'ex consigliere per la sicurezza nazionale, provocandone le dimissioni.
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I due incontri (taciuti) con l'ambasciatore russo
Secondo quanto riferito da funzionari del dipartimento di Giustizia, ripresi dal Washington Post, Sessions ebbe due colloqui con l'ambasciatore di Mosca a Washinton, Sergey Kislyak: a luglio, al termine di una conferenza con diversi ambasciatori stranieri, e poi a settembre, in forma privata. Tuttavia, durante l'audizione del 10 gennaio scorso, interrogato chiaramente su eventuali contatti con i russi, aveva dichiarato: "Non sono a conoscenza di alcuna attività di questo tipo. Sono stato chiamato come 'sponsor della candidatura' una volta o due nella campagna e non ho avuto comunicazioni con i russi".
Un'affermazione in palese contrasto con quanto sostengono dal dipartimento di Giustizia, secondo cui Session incontrò Kislyak l'8 settembre, nel suo ufficio al Senato (all'epoca faceva parte dell'influente commissione Forze Armate).
Originario dell'Alabama, il 69enne Sessions è stato il primissimo sostenitore di Trump alla Camera alta del Congresso, quando ancora il controverso candidato repubblicano era guardato dall'alto in basso dai maggiorenti del partito. Presto è diventato uno dei più ascoltati consiglieri di Trump.
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La difesa: era in veste di senatore e non di consigliere di Trump
Il procuratore generale si è difeso strenuamente, sostenendo di non aver riferito la conversazione con l'ambasciatore russo perché ritenuta non rilevante, tanto da non ricordarsi neanche i particolari. "Non ho mai incontrato nessun funzionario russo per discutere aspetti della campagna - ha affermato - non ho idea di cose parlino queste accuse, è falso".
Statement from Attorney General Sessions: pic.twitter.com/kZic12DW0R
— Sarah Isgur Flores (@whignewtons) 2 marzo 2017
"Non c'era assolutamente niente di ingannevole nella sua risposta", ha ribadito la sua portavoce, Sarah Isgur Flores. dalla Giustizia hanno sottolineando che l'incontro è avvenuto mentre Sessions era nelle sue funzioni di membro della commissione Forze Armate e non in qualità di esponente della campagna elettorale di Trump. Da qui la difesa della Flores: "durante l'audizione gli è stato chiesto di comunicazioni tra la Russia e la campagna di Trump - non sugli incontri avuti come senatore e membro della commissione forze armate".
L'opposizione democratica chiede le sue dimissioni
L'opposizione democratica è all'attacco e chiede la testa di Sessions, a cominciare dal leader della minoranza alla Camera, Nancy Pelosi, convinta che "Sessions non sia adatto" in quel ruolo, dopo aver "mentito sotto giuramento al Congresso", mentre il senatore Ron Wyden ha chiesto una commissione speciale per indagare le relazioni degli associati di Trump con la Russia.
AG Sessions is not fit to serve as the top law enforcement officer of our country and must resign. https://t.co/5r8KpGQSRT pic.twitter.com/vKSVuvTIf3
— Nancy Pelosi (@NancyPelosi) 2 marzo 2017
Funzionari americani hanno fatto presente che Kislyak è conosciuto come diplomatico e non come operativo dell'intelligence, ma non si sa mai fino a che punto si sono spinti nella conversazione e con quale interesse è stato coltivato il rapporto.
Dall'opposizione alla Russia nel 2015 alla volontà di collaborazione nel 2016
Lo stesso Sessions ha avuto un'evoluzione nella sua visione dei rapporti con la Russia, passando da una dura opposizione nel 2015 all'apertura del 2016, quando sostenne la necessità di una relazione più forte con il Cremlino in nome del realismo politico. Dobbiamo trovare un modo per uscire da questo ciclo di ostilità che ci mette a rischio e ci costa miliardi di dollari", aveva affermato nel luglio dell'anno scorso in un'intervista alla Cnn. La questione non è se Vladimir Putin sia bene o male ma se "possiamo avere una relazione più pacifica ed efficace con la Russia", e "io penso sia possibile".