Baghdad - Miliziani dello Stato islamico hanno giustiziato a Mosul un gruppo di 130 civili e impalato i loro corpi. Lo riferisce il presidente della commissione Diritti umani della Camera dei rappresentanti irachena, Abd al Rahim al Shammari, in un comunicato in cui denuncia il rapimento dei civili in diverse parti della città. "Lo Stato islamico ha impalato i corpi - ha aggiunto al Shammari - dopo aver accusato le vittime di tradimento".
Si tratta dell'ennesima denuncia di violenze contro i civili da quanto è iniziata l'offensiva delle forze irachene per liberare la città di Mosul il 17 ottobre scorso. La roccaforte dell'Isis in Iraq, 300 chilometri a nord di Baghdad e con un milione e mezzo di abitanti, è la seconda città dell'Iraq. Dal giugno 2014 è sotto il controllo delle milizie dell'Isis. All'offensiva prendono parte 100mila uomini, tra cui peshmerga curdi, le truppe irachene e forze della coalizione internazionale. Da due anni e tre mesi in Iraq e in Siria è in corso Inherent Resolve, l'offensiva contro l'Isis a guida Usa, sono stati effettuati 15.959 raid in Iraq e in Siria, in cui hanno perso la vita 1749 civili. A questi vanno aggiunte le 2.700 vittime dei raid russi.
Il 7 novembre le forze dell'esercito iracheno hanno trovato cento corpi decapitati nella città di Hamam al Alil, liberata nei giorni scorsi dalla presenza dello Stato islamico. Secondo quanto riferito dall'ufficio stampa dell'esercito, il ritrovamento è avvenuto nella sede di un istituto agrario nei pressi di Hamam al Alil, a sud di Mosul.