Roma - L'Italia è pronta a votare 'no', se ad aprile dovesse essere riproposta al Consiglio esecutivo dell'Unesco una nuova risoluzione che nega il legame millenario tra gli ebrei e i luoghi sacri di Gerusalemme. Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, nel corso di un question time alla Camera, riferendosi al testo approvato il 18 ottobre dal Consiglio esecutivo dell'agenzia, che usava esclusivamente il nome islamico per riferirsi al complesso della moschea di Al-Aqsa, ignorando il termine ebraico Monte del Tempio. In quella occasione Roma si era astenuta. "La diplomazia italiana - ha sottolineato il titolare della Farnesina - non è mai stata indulgente con queste posizioni, perché quale che sia la discussione su Gerusalemme, e sull'accesso ai luoghi santi, queste tensioni non giustificano in alcun modo l'utilizzo di quelle formulazioni". Per questo, ha spiegato Gentiloni, "se ad aprile ci verranno di nuovo presentate le stesse formulazioni, passeremo dal voto di astensione al voto contrario".
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L'ULTIMA RISOLUZIONE APPROVATA
All'Unesco è stata approvata una nuova risoluzione che, come la precedente, nega il legame degli ebrei con i luoghi santi della Città vecchia di Gerusalemme. Ma, a differenza della risoluzione approvata il 18 ottobre dall'intero Consiglio esecutivo, la nuova è stata votata dal Comitato del patrimonio mondiale dell'agenzia, composto solo da 21 membri, in gran parte Paesi in via di sviluppo, e di cui non fa parte l'Italia, che quindi non ha votato.
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I Paesi sono Angola, Azerbaigian, Burkina Faso, Croazia, Cuba, Finlandia, Indonesia, Giamaica, Kazakhstan, Kuwait, Libano, Perù, Filippine, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Tanzania (che oggi ha chiesto e ottenuto il voto segreto), Tunisia, Turchia, Vietnam e Zimbabwe. Il Consiglio esecutivo dell'Unesco è composto invece da 58 Stati a rotazione fra i 195 che fanno parte dell'agenzia.
LE RISOLUZIONI PRECEDENTI
Non è la prima volta che il Consiglio esecutivo approva soluzioni simili. Come ha spiegato il ministro Gentiloni nel corso del question time alla Camera, la risoluzione "non è novità di quest'anno, ma si propone due volte l'anno dal 2010. Dal 2014 contiene le formulazioni che negano le radici ebraiche per i monumenti". Il Consiglio esecutivo dell'Unesco si riunisce due volte l'anno, ad aprile e a ottobre. "Credo - ha concluso il ministro degli Esteri - che dobbiamo lavorare affinché l'Unesco faccia l'Unesco. Non possiamo accettare l'idea che invece di concentrarsi sulla tutela del patrimonio culturale, diventi cassa di risonanza di conflitti politici". (AGI)