di Massimo Maugeri
Roma - Guerriglieri di una nazione che non esiste, allo stesso tempo protagonisti e pedine del 'Grande gioco' che dalla fine dell'impero Ottomano le potenze si disputano sullo scacchiere mediorientale, i peshmerga curdi che in queste ore avanzano a fianco alle forze regolari di Baghdad sulle macerie dei villaggi iracheni liberati dall'Isis e puntano su Mosul, hanno una lunga storia. Fatta di alleanze politiche trasversali e gesti di eroismo, fratellanze segnate col sangue e accordi traditi.
Il loro nome evoca i campi di battaglia, significa 'guerrigliero che affronta la morte', che la cerca, anzi la sfida, fino a trovarla. Le origini dei peshmerga curdi risalgono agli ultimi anni di vita dell'Impero Ottomano, 'grande malato' d'Europa, che cessa di esistere definitivamente alla fine della prima Guerra mondiale. Nati per la difesa dell'inesistente stato curdo a cavallo tra Iran e Iraq, i peshmerga iracheni, anche se solo per pochi mesi, diventano nel 1946 forze armate ufficiali dell'autoproclamata Repubblica di Mahabad, embrione di Stato curdo che avrà vita brevissima. I peshmerga che oggi combattono per la presa di Mosul contro l'Isis, sono eredi di quella tradizione. Peshmerga è la defizione ufficiale delle forze armate del governo regionale nella regione semiautonoma del Kurdistan iracheno, appartenenti al Pdk (Partito democratico del Kurdistan) guidato da Massud Barzani, storico leader dell'ala conservatrice del movimento curdo iracheno e presidente della regione, la cui autonomia fu favorita dagli Stati Uniti. I legami dei peshmerga con gli Usa risalgono al 1991, all'epoca della prima Guerra del Golfo, quando Saddam Hussein soffoco' la resistenza dei curdi nel nord del paese 'gassando' le sue principali città. Washington impose una 'no fly zone' sull'area ma senza spingersi a concedere ai curdi nessuna forma di autonomia. A Erbil, una delle principali citta' del Kurdistan itracheno, gli Sati Uniti hanno da allora una presenza fissa, un consolato e un drappello di agenti dell'intelligence. Il legame si consolida ai tempi della seconda guerra del Golfo, quando in cambio di un appoggio militare e logistico in funzione anti-Saddam, gli Usa concedono ai curdi del nord dell'Iraq un'autonomia piuttosto ampia.
E' nella guerra contro Saddam che l'esperienza militare dei peshmerga si affina. La loro capacità militare è indiscussa, la loro abilità nel maneggiare il kalashnikov quasi leggendaria. Come leggendaria è diventata la 'battaglia delle donne'. Nelle loro fila infatti combattono anche quattro battaglioni di soldatesse, formati da circa 500 giovani armate comandate da un colonnello donna. La partecipazione all'offensiva di Mosul, oggi entrata al suo nono giorno, e' l'ultima delle battaglie dei peshmerga in ordine di tempo. Una battaglia che avrà ripercussioni sull'intera area ma che resta piena di incognite e di ambiguita'. La sorte dei peshmerga curdi, come in passato, si incrocia e spesso si scontra in queste ore con quella degli altri curdi dell'area, iraniani, siriani e turchi, componendo un mosaico complicatissimo fatto di alleanze temporanee e di lotte fratricide. L'unica certezza è che l'illusione di un unico Stato curdo, da sempre promessa o vagheggiata, rimane tale, in balia degli interessi momentanei delle grandi potenze. Una certezza che il popolo curdo conosce e che si esprime perfettamente in un antico detto: 'I curdi non hanno amici, ma solo montagne'. (AGI)