Roma - "Una dichiarazione che in un certo senso ricorda quella di Kennedy nel 1961 quando annunciò che gli Stati Uniti sarebbero andati sulla Luna, ma con la differenza sostanziale che allora il presidente era all'inizio del suo mandato, mentre Obama lascerà definitivamente la Casa Bianca tra qualche mese". Giovanni Bignami, astrofisico dell'Accademia dei Lincei e presidente emerito dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) commenta l'annuncio del presidente Usa, Barack Obama sull'invio del primo uomo su Marte entro il 2030.
"I tempi indicati da Obama - ha detto Bignami all'Agi - sono assolutamente compatibili con una missione di crociera interplanetaria intorno al Pianeta Rosso, anche se, va detto, sono molto ottimistici. Per esempio io escludo che sia in cantiere una missione che preveda anche lo sbarco sulla superficie del pianeta e il rientro verso la Terra di un equipaggio umano. Tuttavia è molto importante questo annuncio perché mette nero su bianco una serie di impegni espliciti, come per esempio quello della collaborazione pubblico-privato su lungo periodo e anche a breve termine con l'avvio, entro due anni, di partenership con compagnie private per la gestione della Stazione Spaziale Internazionale".
Per Bignami, che in questi giorni sta presentando la sua traduzione in italiano di "Progetto Marte" (Edizioni Dedalo) di Werner Von Braun, c'è anche una seconda fondamentale differenza tra l'annuncio odierno di Obama e quello di Kennedy di 50 anni fa: "Allora - spiega - tutta l'industria americana era mobilitata in una corsa che era sollecitata dai grandi successi nello spazio dell'Unione Sovietica. Ora, senza nessuna nostalgia per la Guerra Fredda, sembra che manchi quel tipo di stimolo". (AGI)