Roma - "Non vedo Assad come il diavolo. In Siria prima stavamo bene, era un mosaico vivibile, con un Islam moderato e aperto. Adesso viviamo in compagnia della morte. Aleppo, con 10mila anni di storia, era la citta' siriana piu' importante per l'industria e la cultura. Aveva 4 milioni di abitanti, oggi sono circa un terzo". Joseph Tobji, arcivescovo cattolico maronita di Aleppo, ha portato la sua testimonianza diretta alla Commissione Esteri del Senato. Tobji esprime un convincimento: "Pensare che le potenze mondiali insieme non possano far fuori una banda è una favola. Papa Francesco ha individuato bene il problema: in Siria non ci sono né una rivoluzione né una guerra civile. C'è la terza guerra mondiale per procura. Noi siamo un giocattolo nelle mani delle grandi potenze". Per l'arcivescovo maronita anche "le tregue stanno terrorizzando la popolazione. Le tregue servono alle forze in campo per riposarsi, prendere armi e poi ricominciare con piu' lena. Le tregue servirebbero solo se ci fosse la volonta' di percorrere un vero cammino verso la pace".
Tobji cita San Francesco e auspica che l'Italia possa "portare la pace la' dove c'è guerra, l'armonia dove c'è violenza". La situazione è terrificante: ad Aleppo est, in mano ai ribelli, vivono oggi circa 300mila persone. Ad Aleppo ovest, dove risiede anche l'arcivescovo maronita, circa 1,5 milioni di persone. "I terroristi - dice Tobji - tirano ai civili. I bambini morti o mutilati sono migliaia. Aleppo è la citta' piu' distrutta dopo Hiroshima. Non ci sono piu' chiese. Da 5 anni abbiamo la corrente elettrica solo per due ore al giorno. I generatori privati per un'energia minimale di 3 ampere costano l'equivalente di un terzo di uno stipendio mensile. I terroristi hanno tagliato l'acqua alla parte ovest. Io stesso, per la doccia, uso 4 litri di acqua che vengono poi riciclati grazie ad un catino sottostante. Coloro che erano ricchi vivono ora sulla soglia della poverta', gli altri sono drammaticamente sotto. Quando Aleppo è assediata, manca tutto: anche pane e medicinali". Monsignor Tobji non da' un giudizio negativo su Assad: "Le relazioni con il Governo sono buone da sempre. Assad è il Presidente eletto. Noi le processioni le facevamo con la scorta della polizia. Qualcuno ci accusa di essere venduti al Governo, ma perchè mi devono imporre l'idea che Assad sia il diavolo? I ribelli sono seguiti convintamente da pochissime persone. I terroristi hanno buoni rapporti con i turchi. Ho visto terroristi dell'Isis parlare amichevolmente con militari turchi. In piu' ci sono gli stranieri wahabiti sauditi che strumentalizzano l'Islam per scatenare la guerra". Perchè il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki Moon, ha accusato direttamente Assad all'Assemblea generale? Tobji risponde ironico: "Mi sembra che Ban Ki Moon viva a New York. Io vivo ad Aleppo ovest".
Tobji premette: "Io sono un uomo di Chiesa, non sono un politico. Penso pero' che gli Usa sbaglino a voler imporre il loro modello di democrazia. Venire con arroganza a dire che il Presidente eletto non va bene, mi suona come dittatura. Dopo Saddam Hussein come si è ridotto l'Iraq? I media calpestano la verita' e sono parziali. Per far smettere la guerra servono due cose: stop alla vendita di armi e bloccare il flusso di terroristi via Turchia e Giordania. Le sanzioni economiche - prosegue monsignor Tobji - sono peggiori delle bombe, perchè fanno male a semplici cittadini. Sono immorali e ingiuste. Gli Stati Uniti sbagliano o agiscono con volonta'? Con la guerra ci si guadagna due volte: si vendono armi e poi c'è la ricostruzione...". I toni assolutori nei confronti di Assad hanno scatenato la reazione di molti senatori, primo fra tutti Luigi Compagna (Conservatori e riformisti) che ha accostato il partito Baath di Siria e Iraq al nazismo. Il Presidente della Commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinand Casini, tira le somme: "Non voglio fare il sindacalista degli Usa, ma non è che i russi siano dame di carita'... Ad ogni modo - sottolinea Casini sui rapporti della Chiesa con Assad - non dimentichiamo che monsignor Tobji uscira' dal Senato per tornare ad Aleppo, dove tutti i giorni avra' rapporti con la polizia, le prefetture e quant'altro... La Siria non puo' rimanere in una guerra permanente, serve una exit strategy. Anche gli Usa, che ponevano come precondizione l'allontanamento di Assad, ora pensano a una fase intermedia. Non si puo' combattere contemporaneamente contro i terroristi e contro il regime. Le grandi potenze vogliono la divisione della Siria e uno stato di disgregazione permanente. Noi paghiamo con 4 milioni di profughi. Ha ragione il ministro Gentiloni: bisogna fermare i bombardamenti, altrimenti Aleppo muore. Il Parlamento italiano non puo' rimanere insensibile". (AGI)