New York - L'Onu riprende gli aiuti umanitari in Siria, e a mediare la possibilità di un nuovo cessate-il-fuoco. Un convoglio umanitario si e' diretto verso un'area assediata nella zona di Damasco, segnando la fine della sospensione degli aiuti decretata in seguito all'attacco di lunedi' in cui sono morti una ventina di operatori. "Oggi inviamo un convoglio inter-agenzia con aiuti urgenti per le persone nella zona assediata della Damasco Rurale. Abbiamo ripreso gli invii sulla base di un imperativo umanitario", ha spiegato il portavoce dell'agenzia umanitaria Onu, Jens Laerke.
A New York il segretario di Stato americano, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, hanno avuto un faccia a faccia a New York per parlare della crisi siriana, alcune ore dopo l'ennesimo scontro sulla fallita tregua e il rimpallarsi di responsabilità. Secondo quanto riferito da Mosca, i due si sono prima sentiti per telefono "per iniziativa degli americani", e poi si sono incontrati "per continuare a discutere il problema di una risoluzione" del conflitto. Mercoledi', Kerry aveva chiesto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu che la Russia facesse pressioni su Damasco affinché tenesse a terra i suoi caccia, ritenuti responsabili dei del raid costato la vita a 20 operatori umanitari e la distruzione di 18 camion di aiuti diretti alla provincia ad Aleppo. Un attacco che secondo Kerry aveva suscitato "profondi dubbi" sulla volontà di Mosca e Damasco di rispettare il cessate il fuoco. Lavrov aveva risposto che non ci sarebbero stati "altre pause unilaterali" da parte delle forze governative siriane, sostenendo che la tregua era stata usata dai ribelli per riorganizzarsi.
"Non vi e' un'alternativa" all'accordo tra Russia e Usa sulla soluzione della crisi in Siria, ma le possibilità della sua attuazione "sono diminuite". Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo, Serghei Riabkov, come riporta Ria Novosti, che ha definito "non praticabile" la proposta di una sorta di no fly zone, in alcune aree chiave della Siria. Piu' tardi nel pomeriggio, ci sarà un nuovo incontro dei 23 Paesi del Gruppo internazionale di supporto per la Siria, presieduto da Usa e Russia. Intanto, Ankara sembra prepararsi a un intervento piu' consistente nel nord del paese mediorientale, preparando circa 41.000 soldati. Lo riporta il quotidiano turco filogovernativo Yeni Safak. A spingere in questa direzione e' il timore che le forze del Free Sirian Army si rivelino insufficienti a controllare l'area liberata dall'Isis, una volta che l'operazione militare "Scudo dell'Eufrate" si spingerà ancora piu' a ovest per liberare la città di Al Bab. I 41 mila militari turchi costituirebbero infatti una sorta di piano B, legato anche alle informazioni che vorrebbero Al Bab difesa da 4 mila jihadisti, mentre i combattenti del Free Sirian Army sarebbero non piu' di 1800. (AGI)