Nairobi - Bilanciare l'influenza cinese, assicurarsi minerali fondamentali per l'industria automobilistica e per quella tecnologica e fare campagna politica per la riforma delle Nazioni Unite. Sono questi i tre punti in agenda che aprono oggi a Nairobi la sesta Tokyo International Conference on African Development (TICAD VI). Una due giorni in cui il premier Shinzo Abe intende cementare i propri legami diplomatici ed economici con il continente, bilanciando l'attivismo degli altri due giganti asiatici: Cina e India. Alla Conferenza sono previsti circa 6000 delegati con circa 30 api di stato africani e si prevede la firma di circa 60 tra protocolli e accordi commerciali. Lo scorso novembre a New Delhi, l'India-African Summit ha visto Delhi impegnarsi a garantire 10 miliardi di fondi, progetti infrastrutturali e 50.000 borse di studio. Il mese dopo, a Johannesburg, la Cina ha ospitato il proprio summit sull'Africa, con un impegno di 60 miliardi di dollari per sviluppare infrastrutture, educazione e settore sanitario. Accompagnato da una folta delegazione di uomini d'affari e funzionari, Abe cerchera' di aumentare l'interscambio commerciale col continente che nel 2015 e' stato di 24 miliardi di dollari, a fronte dei 179 della Cina.
"Il Giappone ha un forte senso di rivalita' con la Cina, che ha fornito all'Africa una vasta assistenza finora. Dal momento che il Giappone non puo' combattere la Cina in termini di quantita' di denaro, dovra' sottolineare la qualita' della sua cooperazione" ha detto Koichi Sakamoto, professore all'universita' di Tokyo, in un'intervista. Il Giappone spingera' molto anche per la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, una battaglia in cui anche i paesi africani sono molto attivi. Tanto il Giappone quanto l'Africa puntano ad un seggio permanente in un Consiglio di Sicurezza rivisitato sulla base di un rappresentanza geografica ed economico/politica. (AGI)