Bogota' - E' un "accordo storico" quello firmato tra il governo colombiano e i ribelli delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) per chiudere oltre mezzo secolo di guerra civile. L'intesa, raggiunta dopo quasi 4 anni di negoziati all'Avana, verra' sottoposta a referendum il 2 ottobre. E' la "fine della sofferenza, del dolore e della tragedia della guerra", ha commentato il presidente, Juan Manuel Santos, lanciando immediatamente la campagna referendaria per il "Si'". "Questa - ha sottolineato - e' un'opportunita' unica e storica per lasciarsi alle spalle il conflitto e dedicare i nostri sforzi a costruire un Paese piu' sicuro, equo, istruito, per tutti noi, per figli e nipoti". Dalla meta' degli anni '60 a oggi il bilancio terribile e' di 260mila morti, 6,8 milioni sfollati e 45mila dispersi. Tre tentativi precedenti di mettere fine alla guerra civile erano naufragati, ma dopo un'intensa offensiva dell'esercito tra il 2006 e il 2009, i ribelli indebolitati hanno acconsentito a sedersi al tavolo delle trattative, fino a sciogliere tutti i nodi rimasti sul tavolo.
L'accordo, limato dalle delegazioni fino all'ultimo, e' composto da sei capitoli sulla giustizia per le vittime, la riforma della terra, la partecipazione politica degli ex-ribelli, la lotta al traffico di droga, il disarmo e l'attuazione e monitoraggio dell'accordo stesso. In base a quanto deciso all'Avana, le Farc cominceranno a trasferire i circa 7mila combattenti dalla giungla in campi di disarmo creati dall'Onu, per poi trasfromarsi in partito politico. Le armi deposte verranno fuse per realizzare tre monumenti alla pace, mentre tribunali speciali saranno istituiti per giudicare i crimini commessi durante il conflitto: per quelli meno gravi sara' concesso l'amnestia, che invece non coprira' atrocita' come massacri, torture e stupri. Non ci sara' impunita', ha assicurato Santos. L'accordo annunciato e' stato salutato con soddisfazione da tutta la comunita' internazionale, a cominciare dal segretario generale dell'Onu, Ban ki-moon, e dall'Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Federica Mogherini. Messaggi sono arrivati anche da Guatemala, Bolivia, Ecuador, Venezuela cosi' come da Francia, Germania e Norvegia.
Il presidente americano, Barack Obama, ha chiamato Santos per congratularsi, sottolineando che e' un "giorno storico in quello che sara' un processo lungo per la totale applicazione di un'intesa di pace giusta e duratura". La strada infatti non e' ancora del tutto libera dagli ostacoli, a cominciare dall'ex presidente Alvaro Uribe, promotore della campagna per il "No" al referendum del 2 ottobre, nella convinzione che sia stato concesso troppo ai ribelli. Oltre a questo, resta in attivita' un gruppo ribelle minore, l'Esercito nazionale di liberazione (Eln), la cui strategia dei rapimenti ha vanificato finora gli sforzi per aprire negoziati di pace. Per il capo negoziatore del governo, Humberto de la Calle, l'accordo firmato con la guerriglia e' "il migliore possibile". "Probabilmente tutti volevamo qualcosa di piu' ma quello raggiunto e' praticabile", ha sottolineato, senza nascondere che l'ultima parola spetta alla "societa' colombiana, dalla quale ne dipende l'attuazione, primo con l'approvazione con il voto, secondo, se accetta di essere parte della trasformazione necessaria per la pace". (AGI)