Johannesburg - A 40 anni dal massacro di Soweto, il 16 giugno 1976, l'immagine del ragazzo che tiene tra le braccia il corpo di un bambino rimane il simbolo di quella terribile giornata in cui morirono oltre 500 studenti. La foto fece il giro del mondo e contribuì a far crescere il sostegno internazionale per il movimento anti-apharteid, anche se ci vollero altri 15 anni prima che l'intero sistema della segregazione razziale venisse smantellato in Sudafrica. Il vicepresidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, ha deposto una corona di fiori sulla tomba di Hector Pieterson, il protagonista della foto, che a soli 13 anni fu una delle prime vittime della strage.
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La protesta studentesca che si svolse a Soweto, un quartiere all'estrema periferia di Johannesburg, contestava il progetto di "Educazione Bantu" con il quale il governo di Pretoria voleva imporre l'insegnamento dell'afrikaans (la lingua dei discendenti dei colonizzatori bianchi olandesi o boeri) nelle scuole frequentate dai neri e riservare l'inglese alle scuole dei bianchi. La polizia del regime razzista represse la manifestazione con una forza senza precedenti, rimasero così uccisi e feriti centinaia di studenti.
"L'apartheid partiva dall'assunto che i bianchi erano superiori ai neri", ha ricordato il presidente Jacob Zuma in un discorso televisivo dallo stadio di Soweto. "La lotta e i sacrifici del 1976 non sono stati vani. Il Sudafrica e' un posto migliore rispetto a quel giugno di 40 anni fa, ma la lotta continua". L'insegnamento in afrikaans agli studenti neri era l'ennesima decisione finalizzata a rafforzare il regime segregazionista, introdotto ufficialmente alla fine degli anni quaranta dal Partito Nazionale, che escludeva i neri dagli affari politici ed economici del Sudafrica e li obbligava a vivere in veri e propri ghetti. Il massacro di Soweto suscitò grande indignazione a livello internazionale e consolidò l'appoggio alle organizzazioni anti-apartheid, allora illegali in Sudafrica. La mobilitazione internazionale portò alla decisione dell'Onu di imporre sanzioni al regime di Pretoria e favorì, nel tempo, l'avvio di quei negoziati, iniziati dopo la scarcerazione di Nelson Mandela, che condussero il Paese alle sue prime elezioni multirazziali nel 1994 e al primo governo sudafricano a maggioranza nera. L'African National Congress, il partito guidato da Mandela, ha reso omaggio "al coraggio degli studenti del 1976 di fronte alla brutalità dei proiettili delle forze di sicurezza dell'apartheid". Il 16 giugno in Sudafrica è festa nazionale e si celebra la Giornata della Gioventù. (AGI)