Roma - Il contenzioso tra Turchia e Armenia dura da oltre un secolo, a partire dal genocidio degli armeni avvenuto tra il 1915 e il 1916 durante l'impero ottomano. La prima guerra mondiale infuriava e circa un milione e duecento mila armeni (300 mila secondo i turchi) furono deportati mentre centinaia di migliaia morirono di fame e malattie o furono massacrati dall'esercito ottomano. Dopo decenni di ostilità, nel dicembre del 1991, la Turchia riconobbe l'indipendenza dell'Armenia dall'Unione Sovietica, senza però stabilire alcun contatto diplomatico.
Nel 2005 Ankara si mostrò per la prima volta disponibile all'avvio di relazioni politiche. Ma la questione rimasta sempre in sospeso e' quella sui numeri dei morti e sul riconoscimento del genocidio. Storica la visita nel settembre del 2008 del presidente turco, Abdullah Gul, in Armenia per assistere alla partita di calcio tra le due nazionali al fianco del collega Serzh Sargsyan. Ulteriore tappa del disgelo fu nell'aprile del 2009, quando il presidente americano Barack Obama incontrò a Istanbul i ministri degli Esteri dei due Paesi.
Il genocidio armeno è riconosciuto da 29 Paesi, tra cui Italia, Argentina, Uruguay, Francia, Svizzera, Russia e Parlamento europeo. Giovanni Paolo II ha menzionato il termine "genocidio" in un documento firmato nel 2001 dal patriarca armeno, e Jorge Bergoglio aveva già impiegato il termine prima di diventare Pontefice nel 2013 e almeno una volta in privato.
Ad aprile dello scorso anno Papa Francesco pronunciò il termine genocidio in pubblico, in occasione del centenario dell'inizio dei massacri avvenuti nei territori dell'Impero ottomano. Il primo Paese al mondo a riconoscere il genocidio armeno, nel 1965, fu l'Uruguay. Lo seguirono altri Parlamenti: Russia (1994), Olanda (1994), Grecia (1996), Francia (2001), Italia (2001), Svizzera (2003), Canada (2004), Argentina (2005), Svezia (2010) e Bolivia (2014). Alcuni Paesi - come la Svizzera o la Slovacchia - ne sanzionano anche la negazione (un tribunale federale svizzero nel 2007 ha anche condannato un negazionista). Nel 2013, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che processare e condannare qualcuno per negare il genocidio armeno costituisce un attentato contro la libertà di espressione. La sentenza è stata emessa da un tribunale di prima istanza ed ora è in corso di riesame. (AGI)