Il Cairo - Si tiene oggi al Cairo il vertice tra investigatori italiani ed egiziani sull'omicidio di Giulio Regeni. I membri della delegazione italiana - otto in tutto, inclusi un funzionario del Servizio centrale operativo di polizia (Sco) e un ufficiale del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei Carabinieri (Ros) che fin dall'inizio hanno seguito l'inchiesta - non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti presenti all'aeroporto internazionale del Cairo, dove sono atterrati alle 15:15 di ieri pomeriggio a bordo di un volo di linea Alitalia. Gli investigatori italiani sono giunti al Cairo su invito del procuratore generale egiziano, Nabil Sadeq. La visita durerà un paio di giorni e da essa potrebbe dipendere l'eventuale ritorno al Cairo dell'ambasciatore italiano, Maurizio Massari, richiamato a Roma "per consultazioni" lo scorso 8 aprile dopo il fallimento delle riunioni svolte a Roma tra i team investigativi italiano ed egiziano. Nei giorni scorsi le autorita' del Cairo hanno acconsentito a cedere agli investigatori italiani parte dei dati telefonici necessari a condurre le indagini.
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Capo sindacato venditori ambulanti, "nulla da nascondere"
Mohamed Abdullah, presidente del sindacato dei venditori ambulanti egiziani, si e' detto pronto a rendere pubblici i dati telefonici che sarebbero stati consegnati dal Cairo agli inquirenti italiani che indagano sull'omicidio di Giulio Regeni. "Non ho paura di diffondere il contenuto di questi dati telefonici. Ho incontrato Regeni sei volte per la ricerca che stava compiendo sui sindacati prima della sua scomparsa al Cairo. Sono stato interrogato per tre volte dalla Procura di Giza su questo caso", ha detto Abdullah, secondo quanto riferisce il sito informativo egiziano "Dotmsr".
Mercoledì sera il ministro degli Esteri Sameh Shoukry aveva fatto sapere, attraverso un comunicato, che Italia ed Egitto dovrebbero perseguire "interessi comuni" che non vadano a "beneficio di una sola parte", in riferimento alle precedenti dichiarazioni dell'omologo italiano Paolo Gentiloni sul caso Regeni. "Ho seguito con preoccupazione le dichiarazioni fatte negli ultimi giorni dal ministro degli Esteri italiano sul caso di Giulio Regeni - aveva dichiarato Shoukry - e queste affermazioni non rispondono ad interessi comuni tra i due paesi, ne' riflettono la cooperazione mostrata fin dall'inizio da parte egiziana riguardo a questo incidente. Piuttosto riflettono gli interessi di una sola parte". Shoukry ha confermato che il suo paese continuera' a condividere informazioni con la parte italiana riguardo agli sviluppi nell'inchiesta sull'uccisione di Regeni. "L'Egitto continuerà a informare la parte italiana sugli sviluppi del caso con credibilità e trasparenza", aveva aggiunto il ministro.
Questa settimana, intanto, è emerso che tre mesi dopo la scomparsa di Regeni qualcuno ha effettuato dall'Egitto un accesso all'indirizzo mail personale del giovane. L'accesso è stato probabilmente effettuato da un dispositivo mobile. Dall'analisi dell'indirizzo Ip potrebbero emergere nuovi dettagli. Martedì scorso da una mail inviata "per errore" dal ministero dell'Interno ad alcuni giornalisti egiziani è emerso che il dicastero aveva chiesto alla procura generale egiziana di emettere "un ordine di riservatezza" sul caso. "Per quanto riguarda la gestione mediatica dell'omicidio di Regeni - si legge nel documento letto da 'Agenzia Nova' - e il ritrovamento dei suoi effetti personali nell'abitazione di uno dei componenti della banda ucciso il 24 marzo a Heliopolis, e dopo gli sviluppi medicatici successivi e l'intenzione di alcuni organi di stampa di accusare il ministero dell'Interno in questo caso, chiediamo a sua Eccellenza di coordinarsi con il signor Procuratore generale per emettere un ordine di riservatezza sul caso sino alla fine dell'inchiesta". (AGI)