Roma - Business ai blocchi di partenza tra Italia e Iran, con forti speranze da parte delle imprese nostrane. Secondo un recente studio della Sace, la fine delle sanzioni a Teheran, a seguito dell'accordo sul nucleare, potrebbe portare a un incremento dell'export italiano nel Paese di quasi 3 miliardi di euro nel quadriennio 2015-2018, con le migliori opportunita' nei comparti della meccanica strumentale, dell'oil and gas e dei trasporti. Dal 2006 l'Italia ha perso molte posizioni, pur rimanendo il nono Paese esportatore nei confronti dell'Iran.
INTERSCAMBIO - L'interscambio Italia-Iran ha subito una forte contrazione a seguito delle sanzioni internazionali: il crollo dell'import iraniano dopo il 2011 e' diretta conseguenza del blocco al commercio di petrolio, che costituiva oltre il 90% delle importazioni italiane dal paese mediorientale. Nel 2014 l'export italiano ha raggiunto un valore di 1,16 miliardi di euro, in aumento del 9% rispetto al 2013. Tra le voci principali dell'export made in Italy vi sono la meccanica strumentale, i prodotti chimici e siderurgici. Le importazioni si sono invece fermate a 440 milioni di euro, una cifra pari a solo l'8% di quanto raggiunto nel 2011. Nei primi 4 mesi del 2015 l'interscambio e' arrivato a 543 milioni, in aumento del 52% rispetto allo stesso periodo del 2014.
VANTAGGI PER SETTORI PETROLIFERO E AUTOMOTIVE - Secondo il rapporto Sace la riapertura dei commerci con Teheran produrrebbe senz'altro un vantaggio immediato sul settore petrolifero, il piu' colpito dalle sanzioni internazionali nonche' quello che necessita dei maggiori investimenti. Dal 2011 a oggi ilpetrolio esportato dall'Iran si e' dimezzato (da 2,6 a 1,4 mln b/g). Dalla sola UE si e' avuta una minore domanda per quasi 600 mila b/g. La riapertura degli scambi potrebbe pertanto ridare fiato alle finanze del Paese, ma la sovrabbondanza attuale di greggio sul pianeta non consente previsioni particolarmente incoraggianti in termini di offerta aggiuntiva.
Il secondo settore di opportunita' e' l'automotive. L'Iran era un mercato da 1,5 milioni di immatricolazioni di veicoli all'anno nel periodo pre-inasprimento sanzioni del 2011, ora ci si attende un ritorno sopra i 2 milioni di unita' all'anno nel caso le sanzioni siano rimosse. Questo soprattutto per la necessita' di rinnovare un parco circolante (14 milioni di unita') molto vecchio. In prima linea per il ritorno nel Paese ci sono le francesi PSA e Renault, gia' presenti con JV nel Paese. Anche i trasporti offriranno buone prospettive di domanda. Le sanzioni che vietano al Paese di acquistare aerei occidentali fin dagli anni '70 hanno contribuito a creare una flotta aerea antiquata e di scarsa qualita'. L'Iran ha annunciato ora il rinnovo della flotta con l'acquisto di 400 aerei. Stesso discorso vale per i treni e le ferrovie. Numerosi costruttori inglesi e francesi sono alla porta per l'ampliamento e il rinnovo della rete ferroviaria iraniana.
INVESTIRE IN IRAN, I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI - Sace elenca i principali vantaggi e svantaggi per gli investitori interessanti all'Iran. Tra i 'pro' una forza lavoro competitiva in termini di qualifiche e costo, un livello medio di istruzione nel Paese elevato; agevolazioni fiscali (il Paese ha 14 economic zone e 7 free trade zone); potenzialita' demografiche. Il Paese e' molto popoloso, con circa la meta' della popolazione sotto i 30 anni e un pil pro capite pari alla meta' di quello italiano. Tra gli svantaggi quello del 'business climate' che presenta ancora qualche limite nonostante i miglioramenti, in particolare per l'avvio delle attivita' produttive, le pratiche di registrazione di proprieta' e l'ottenimento dei permessi edilizi; poi la diffusa corruzione e l'eccessico peso che lo Stato riveste nei diversi comparti produttivi; infine le elevate barriere doganali, in particolare laddove esista una produzione locale da proteggere. (AGI)
(22 gennaio 2016)