New York - Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha condannato l'assalto all'ambasciata saudita a Teheran, seguito all'uccisione a Riad dell'imam sciita Nimr al-Nimr, ma nel testo non si fa alcun riferimento alla sua esecuzione, la scintilla che ha causato la violenta reazione della comunità sciita. In una dichiarazione approvata all'unanimità, i 15 membri del Consiglio "condannano con la massima fermezza gli attacchi contro le missioni diplomatiche dell'Arabia Saudita a Teheran e Mashhad". I 15 esprimono "profonda preoccupazione" per gli attacchi e "chiedono alle autorità iraniane di proteggere le proprietà e il personale diplomatico, e di rispettare in pieno i loro obblighi internazionali al riguardo".
La decisione dell'Arabia Saudita di rompere le relazioni diplomatiche con l'Iran non dovrebbe avere conseguenze sugli sforzi di pace in Siria e in Yemen. Lo ha assicurato l'inviato saudita alle Nazioni Unite Abdallah al-Mouallimi. "Da parte nostra non dovrebbero esserci conseguenze, perché continueremo a lavorare duro per sostenere gli sforzi di pace in Siria e Yemen", ha spiegato il rappresentante diplomatico. Riad "parteciperà ai prossimi colloqui sulla Siria e non li boicotterà a causa dell'Iran", ha assicurato ancora Mouallimi, il quale non ha risparmiato una frecciata a Teheran, aggiugendo che "gli iraniani, anche prima della rottura delle relazioni diplomatiche, non hanno dato un grande sostegno a questi sforzi di pace, non sono stati tanto positivi", ma hanno invece "assunto posizioni provocatorie e negative...e - ha concluso - io non penso che la rottura delle relazioni servirà a dissuaderli dall'avere questi comportamenti".
La rottura delle relazioni diplomatiche tra Teheran e Riad ha intanto provocato un effetto domino tra i paesi sunniti: Bahrein, Emirati Arabi e Sudan seguono l'iniziativa del regno saudita. Manama, dove una famiglia sunnita governa la maggioranza della popolazione sciita, ha intimato ai diplomatici iraniani di lasciare il Paese entro 48 ore. Si tratta dell'ultimo sviluppo delle tensioni crescenti tra i due giganti del Golfo, la sunnita Arabia Saudita e la sciita Iran, dopo che sabato è stato ucciso a Riad l'imam sciita Nimr al Nimr e a Teheran è stata data alle fiamme l'ambasciata saudita. In una dichiarazione ufficiale le autorità barelite spiegano che la decisione è stata innescata dal "codardo" attacco contro l'ambasciata saudita a Teheran e "alle crescenti e flagranti ingerenze" di Teheran negli affari interni dei Paesi del Golfo. I governanti del Bahrein sono molto legati a Riad. Nel 2011 solo grazie all'intervento armato delle truppe saudite fu domata una rivolta della maggioranza sciita a Manama. La mossa del Bahrein sarà probabilmente seguita dalle altre petromonarchie sunnite del Golfo e membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo, acuendo sempre piu' la tensione tra le due grandi famiglie dell'Islam: la sunnita, maggioritaria, e quella sciita. Tra i Paesi del Golfo Abu Dhabi, per il momento, ha preferito una misura meno drastica di quella presa da Riad e Manama: ha ridotto il livello delle relazioni diplomatiche e il personale nell'ambasciata. Khartum, invece, ha annunciato che i rapporti con Teheran saranno interrotti "immediatamente".
Il braccio di ferro per la conquista della leadership della regione è in pieno corso. L'Iran, che domenica aveva preannunciato la "vendetta di Dio" contro Riad, ieri ha accusato quest'ultima di alimentare tensione nella regione. Riad, ha affermato un portavoce del ministero degli Esteri, "e' alla ricerca di crisi e confronti e tenta di risolvere i propri problemi interni esportandoli e alimentando tensione e scontri nella regione". "Decidendo di rompere le relazioni diplomatiche", aveva affermato in precedenza il vice ministro Hossein Amir Abdollahian, l'Iran "non potra' far dimenticare il grande errore commesso giustiziando un religioso". Gli spazi di mediazione tra le due capitali per adesso quasi non esistono. Si e' fatta avanti senza molta convinzione Mosca, pronta a ospitare un incontro tra i capi della due diplomazie, il saudita Adel al-Jubeir e l'iraniano Mohammad Javad Zarif. Lo scontro non e' solo diplomatico, ma affonda le radici in uno scisma secolare che infiamma ancora oggi le folle di musulmani. Sempre ieri due moschee sunnite sono state bersaglio di un'azione terrorista nell'area irachena di Hilla, a circa 80 km da Baghdad. Le moschee sono state fatte saltare in aria nella notte da sconosciuti che vi avevano piazzato degli ordigni. Un muezzin (colui che e' incaricato di chiamare i fedeli alla preghiera giornaliera) e' stato ucciso a Iskandariyah. Intanto, secondo quanto reso noto dal governo, il Kuwait ha richiamato il suo ambasciatore dall'Iran.
(AGI)
(5 gennaio 2015)