Alcune navi armate iraniane hanno tentato di sequestrare una petroliera britannica ma sono state bloccate da una fregata della Royal Navy che la scortava. Secondo quanto riporta la Cnn, gli iraniani hanno ordinato alla petroliera Heritage, che stava entrando nell'area dello stretto di Hormuz, di cambiare rotta e dirigersi nelle vicine acque di Teheran.
Aerei statunitensi hanno ripreso la scena dall'alto, segnalando come la Hms Montrose della Marina reale britannica abbia puntato i cannoni contro le navi intimando loro di allontanarsi come poi hanno fatto.
Il presidente iraniano Hassan Rouhani aveva avvertito che ci sarebbero state "conseguenze" dopo il blocco di una sua petroliera a Gibilterra (territorio britannico d'oltremare) da parte del Regno Unito su richiesta di Washington. Il sequestro della nave Grace 1 che trasportava greggio iraniano diretto in Siria (avvenuto per presunta violazione dell'embargo dell'Unione europea), e' stato definito "illegale" da Teheran.
Proprio ieri gli Stati Uniti avevano fatto sapere di voler creare una coalizione militare internazionale per difendere le petroliere in transito davanti alle acque dell'Iran e dello Yemen. Secondo il piano del generale Joseph Dunford, capo dello Stato maggiore congiunto delle forze statunitensi, gli americani fornirebbero sorveglianza dello spazio marittimo mentre le navi sarebbero scortate dalle nazioni di cui battono bandiera.
Le zone piu' a rischio sono proprio lo stretto di Hormuz e Bab el-Mandeb, lo stretto che congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden. Già il mese scorso, il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, aveva auspicato che almeno una ventina di Paesi, compresi Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti, si impegnassero in un'alleanza per la sicurezza marittima.
La versione iraniana
Le Guardie rivoluzionarie, i Pasdaran iraniani, hanno smentito di aver cercato di fermare una petroliera nel Golfo persico. Lo riferisce l'agenzia Fars rilanciata dalla Reuters. Gli iraniani smentiscono dunque fonti americane secondo cui cinque mezzi navali iraniani si sono avvicinati a una petroliera britannica nel Golfo e le hanno chiesto di entrare nelle vicine acque iraniane ma poi si sono ritirate grazie all'allerta di una nave della Royal Navy.
La versione londinese
Secondo un portavoce del governo di Londra le navi iraniane che "hanno tentato di ostacolare" il passaggio di una nave commerciale britannica, la British Heritage, attraverso lo stretto di Hormuz sarebbero invece tre. La HMS Montrose, in forza alla marina britannica, è stata quindi costretta a "lanciare avvertimenti verbali" alle imbarcazioni che poi si sono allontanate. "Siamo preoccupati per l'accaduto e continuiamo a sollecitare le autorità iraniane ad azioni di de-escalation della la situazione nella regione".
Una possibile risposta al sequestro di Gibilterra
Nella notte del 5 luglio 30 militari britannici del 42° commando dei Royal Marines hanno assaltato una petroliera iraniana nelle acque internazionali a largo di Gibilterra. Un’azione spettacolare per fermare la Grace 1 che, secondo il capo del governo del territorio d’oltremare britannico, Fabian Picardo, stava trasportando greggio alla raffineria di Nanyas in Siria, violando le sanzioni dell’Unione europea.
La cerchia vicino all'ayatollah Ali Khamenei, avevano allora parlato di "atto di pirateria" con l'Iran pronto a rispondere ai bulli "senza esitazione". Teheran aveva anche fatto sapere che, in caso di mancato rilascio della sua nave, sarebbe stato "dovere delle autorità nazionali sequestrare una petroliera britannica". Quello che, forse, hanno tentato di fare con la petroliera Heritage.
Lo stretto di Hormuz
Il canale è la principale arteria petrolifera mondiale. E una sua chiusura è la rappresaglia che Teheran evoca ogni volta che i suoi avversari minacciano un'iniziativa militare o un inasprimento delle sanzioni. Il punto più stretto è largo 33 chilometri ma le "autostrade del mare" effettive dove devono passare le petroliere sono larghe tre chilometri. Le imbarcazioni più grandi sono quindi costrette spesso a passare per le acque territoriali iraniane, il che rende il canale facilmente controllabile.
Quello che lo scià Reza Pahlavi chiamava la "vena giugulare" dell'antica Persia, lo è diventato per l'approvvigionamento energetico del pianeta. Per questo motivo non è stato mai chiuso alle petroliere neanche per i primi tumulti della Rivoluzione islamica, tra il 1978 e il 1981, o durante la guerra con l'Iraq tra il 1980 e il 1988.
Situato tra il Sultanato dell'Oman e la Repubblica Islamica di Iran, mette in connessione il Golfo Persico con il Golfo di Oman e, quindi, con il Mar Arabico e l'Oceano Indiano. Di fatto, grandi produttori come Arabia Saudita, Iraq, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar ed Iran usufruiscono dello Stretto per la maggior parte delle proprie esportazioni.