È morto il 42enne francese Vincent Lambert, il paziente tetraplegico in stato vegetativo da 10 anni che era diventato un simbolo della battaglia sul fine vita. Vincent, un ex infermiere, è deceduto alle 8.24 del mattino nell'ospedale di Reims dove era ricoverato dal 2008 in seguito a un incidente d'auto.
Le cure erano state interrotte il 2 luglio con lo stop all'idratazione e all'alimentazione, dopo che il 28 giugno la Corte di Cassazione aveva rovesciato la sentenza che ordinava all'ospedale Chu Sébastopol di riattaccare i supporti vitali.
Il caso ha scosso la Francia e l'opinione pubblica internazionale: Vincent era in stato di minima coscienza e i genitori, cattolici praticanti, da sei anni portavano avanti una battaglia per tenerlo in vita contro il parere dei medici e le sentenze dei tribunali. La moglie e alcuni fratelli dell'uomo, invece, erano favorevoli a interrompere quello che consideravano un accanimento terapeutico.
La Procura di Reims indaga
Il procuratore di Reims, Matthieu Bourrette, ha aperto un'indagine sulle "cause del decesso" di Lambert. "L'11 luglio 2019, poco dopo le 8.30 del mattino, sono stato informato dal Reims University Hospital Center della morte di Vincent Lambert. Ho immediatamente deciso di aprire un'indagine sulle cause del decesso", ha dichiarato il magistrato in una conferenza stampa. Indaga la sezione regionale della polizia giudiziaria di Reims. Venerdì, nell'ambito dell'indagine, sarà effettuato l'autopsia per verificare che la cessazione del trattamento sia stata in conformità con la legge.
Immediata la condanna del Vaticano che con papa Francesco era più volte intervenuto per salvare la vita di Vincent contro "la cultura dello scarto". "La morte di Vincent Lambert e la sua storia sono una sconfitta per la nostra umanità", ha twittato monsignor Vincenzo Paglia della Pontificia Accademia per la Vita. Nei giorni scorsi c'erano state veglie di preghiera a Saint Sulpice, a Parigi, la chiesa parigina che nell'inaccessibilità di Notre Dame svolge il ruolo di cattedrale e di chiesa-madre dei francesi, e in piazza Saint Pierre.
Il dibattito politico in Italia
Il caso ha riacceso il dibattito sul fine vita e l'eutanasia anche in Italia. La pentastellata Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, ha assicurato che M5s ripone "buone speranze nella possibilità di scrivere una legge": "Nonostante diversi partiti preferirebbero accantonare l'argomento, insieme ai relatori stiamo cercando di trovare un terreno utile di mediazione", ha assicurato.
"È stato applicato a un disabile non terminale un percorso di sedazione palliativa profonda continua, non un atto di tipo eutanasico", ha sottolineato Maria Antonietta Farina Coscioni, fondatrice dell'Istituto Luca Coscioni e membro del Partito Radicale. Di parere opposto il Congresso Mondiale delle Famiglie e di Pro Vita e Famiglia: "Hanno ucciso un disabile, l'eugenetica è tornata. L'Occidente che accoglie, l'Occidente che parla di libertà, ha ignorato la Convenzione Onu sui diritti dei disabili", si legge in una dichiarazione del presidente e vice presidente, Toni Brandi e Jacopo Coghe.