Aggiornato alle ore 16,30 del 4 agosto 2019.
È morto oggi Nuon Chea, 93 anni, noto come il "Fratello numero 2" ovvero il vice del leader Pol Pot durante il genocidio cambogiano (1975-1979). Nuon Chea era l'ideologo comunista e dall'aprile 1976 al gennaio 1979 è stato Presidente dell'Assemblea rappresentativa del popolo e Vicesegretario generale del Partito Comunista. Arrestato nel 2007, nell'agosto 2014 è stato condannato all'ergastolo per crimini contro l'umanità, insieme a Khieu Samphan, dal tribunale internazionale e, successivamente, per genocidio.
Chea era nato il 7 luglio 1926 nella provincia di Battambang (nord-ovest); aveva studiato legge presso la prestigiosa Università Thammasat di Bangkok dal 1941 al 1948. Si era unito al movimento giovanile del Partito comunista thailandese, e poi si era unito alla Cambogia, dove aveva aderito alla resistenza contro il potere coloniale francese. Successivamente aiutò a organizzare, insieme a Pol Pot (morto nel 1998), il futuro Partito Comunista di Kampuchea.
Di fatto numero due del regime e ideologo del comunismo cambogiano, Nuon Chea è stato arrestato solo nel 2007. Nel 2014, è stato condannato all'ergastolo per "crimini contro l'umanità", una sentenza confermata nel 2016 in appello. Nuova condanna il 16 novembre del 2018 per "genocidio" contro vietnamiti, membri della comunità sham e altre minoranze religiose. Con lui è stato condannato anche l'87enne Khieu Samphan, all'epoca capo di Stato cambogiano.
La Corte ha riconosciuto le accuse contro di loro di omicidio, sterminio, resa in schiavitù, deportazione, incarcerazione, tortura, persecuzione per motivi religiosi, razziali e politici, sparizioni forzate e stupro di massa attraverso il programma statale dei matrimoni forzati. Finora sono tre gli ex funzionari del regime di Pol Pot condannati dalla Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia (Eccc), speciale tribunale istituito nel 2006 e composto da giudici cambogiani e internazionali, nei confronti del quale e' critico lo stesso primo ministro cambogiano, Hun Sen.
La prima condanna era stata per Kaing Guek Eav, condannato a 35 anni di carcere, poi commutati a 19. I Khmer Rossi presero il potere in Cambogia nel 1975. Nel 1976 Pol Pot divenne primo ministro e instaurò un feroce regime comunista che per tre anni esercitò il potere attraverso deportazioni di massa ed eliminazione sistematica degli avversari. Soltanto nel 2001 la Cambogia ha accolto la proposta dell'ONU di istituire un tribunale internazionale per giudicare i crimini commessi dai Khmer Rossi in quegli anni.