Il presidente francese Emmanuel Macron arriva in Vaticano per incontrare Papa Francesco. Diversi i temi in agenda, a cominciare dal clima e la protezione dei cristiani d'Oriente, ma è inevitabile che la crisi migranti che sta scuotendo l'Europa sia in cima all'agenda.
Macron sarà accompagnato dalla moglie Brigitte, dal ministro dell'Interno, Gerard Collomb, incaricato dei culti religiosi, e dal ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian. In agenda l'udienza con Francesco (alle 10), poi il colloquio con il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che ha già anticipato come il tema dei migranti e la necessaria collaborazione tra i Paesi europei contro la logica dei porti chiusi verrà affrontato nell'incontro.
La colazione a Sant'Egidio
E' possibile che Macron inviti ufficialmente il pontefice in Francia, come aveva già fatto il suo predecessore Francois Hollande, nel gennaio 2014, senza che la visita papale si concretizzasse. Prima di recarsi in Vaticano, Macron farà una colazione con una delegazione della Comunità di Sant'Egidio guidata dal fondatore Andrea Riccardi e dal presidente Marco Impagliazzo.
Sant'Egidio è da decenni in prima linea nei processi di pace in Africa e in altre parti del mondo e nell'organizzazione di corridoi umanitari dalla Siria verso l'Europa. Con Macron anche Veronique Fayet, presidente del 'Soccorso Cattolico' ('Secours Catholique'), spesso critica nei confronti della politica troppo restrittiva del governo francese in materia di immigrazione.
Un onore che non si può rifiutare
Nella Basilica di San Giovanni in Laterano alle 14,30 Macron prenderà possesso del titolo di 'protocanonico d'onore del capitolo lateranense', rinnovando così un'antica tradizione del 1604, inaugurata da re Enrico IV dopo aver abiurato il protestantesimo. La cerimonia ha suscitato in Francia polemiche che l'Eliseo ha cercato di smorzare, sottolineando che si tratta di "un titolo onorifico e storico senza alcuna dimensione spirituale. E' una specie di cerimoniale, una cosa abbastanza veloce, niente di maestoso", che fa parte del "pacchetto presidenziale e non si può rifiutare", un po' come la Legion d'onore. L'ultimo ad aver partecipato al rituale storico è stato un decennio fa Nicolas Sarkozy.
Per l'Eliseo è un "dibattito esagerato proprio perché non è in gioco la laicità. E' la stessa cosa di quando ha ricevuto il premio Carlomagno in Germania", ma per per Alexis Corbiere, deputato di 'La France Insoumise' (sinistra radicale), "è giunta l'ora di porre fine a questa tradizione risalente al vecchio regime", in contrasto con lo spirito della legge del 1905 in base alla quale la Repubblica francese non riconosce né finanzia alcun culto religioso.
Proprio alla luce di queste critiche, il presidente francese si asterrà dal pronunciare un discorso sul terreno così minato dei rapporti tra religione e laicità, sul quale scivolò Sarkozy. Macron, ex alunno di un liceo gesuita - dove incontrò la futura moglie Brigitte, sposata nell'ottobre 2007 con solo rito civile presso il comune di Le Touquet - è stato battezzato da cattolico solo all'età di 12 anni.
Ex assistente del filosofo protestante Paul Ricoeur, il presidente francese si presenta oggi come un "agnostico sensibile alla trascendenza". Lo scorso aprile, invitato dalla Conferenza dei vescovi di Francia, Macron ha lanciato un appello a "riparare il legame rovinato" tra la Chiesa e lo Stato francese, suscitando reazioni avverse da una parte della classe politica fermamente legata alla stretta applicazione del principio di laicità, sancito dalla legge di separazione tra Chiesa e Stato, vigente in Francia da 113 anni. Intanto, non si placa la querelle con il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che dopo la visita in Libia, ha esortato il presidente francese a essere coerente di fronte alla crisi dei migranti.
Sostenendo che "la logica di Dublino va superata", il titolare del Viminale ha sottolineando come "Angela Merkel abbia detto che l'Italia è stata lasciata sola: bene, sottoscrivo riga per riga, ora lei e Macron siano coerenti, passino dalle parole ai fatti".