Mentre nei Territori esplode la nuova Intifada, dopo la decisione Usa di riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico, inizia il viaggio in Europa del premier israeliano Benjamin Netanyahu. "Vado a Parigi dove incontrerò il mio amico Emmanuel Macron e poi a Bruxelles dove avrò degli incontri importanti con i ministri degli Esteri europei", ha detto Netanyahu prima di partire, "rispetto l'Europa ma non sono pronto ad accettare doppi standard. Sento voci che criticano la dichiarazione storica di Trump ma non ho sentito nessuna condanna per il lancio di razzi contro Israele. Non accetterò questa ipocrisia".
"Bloccare la costruzione di nuovi insediamenti"
Una condanna "con la più grande chiarezza" di "tutte le forme di attacco" contro Israele è arrivata da Macron, nella conferenza stampa che ha seguito il colloquio tra i due leader, ma la posizione di Parigi resta la stessa. Il presidente francese ha ribadito la sua "contrarietà" alla decisione "spiacevole" e "pericolosa per la pace" della Casa Bianca, ribadendo che "l'unica soluzione" è quella che prevede "due Stati vicini". "Ho invitato il premier a fare gesti coraggiosi verso i palestinesi per uscire dall'impasse attuale", ha aggiunto Macron, "mi sembra che il congelamento degli insediamenti e le misure di fiducia nei confronti dell'Autorità palestinese siano atti importanti da cui partire, di cui abbiamo discusso con il primo ministro Netanyahu". In seguito al proclama di Trump, infatti, dal governo di Netanyahu si sono infatti levate voci a favore di un'accelerazione della costruzione di nuovi insediamenti.
L'incontro con Netanyahu arriva dopo una telefonata tra Macron e il presidente turco Recep Tayyp Erdogan nella quale i due leader hanno discusso una posizione comune da sottoporre a Washington e concordato una "stretta cooperazione", in attesa di comprendere quale sia il nuovo "processo di pace" annunciato da Trump. Per scoprirlo - e capire quindi se Washington potrà continuare a svolgere un ruolo di mediazione - ci vorranno "settimane o mesi", ha spiegato Macron.
Netanyahu replica a Erdogan: "Aiuta i terroristi"
Se Macron negozia con Erdogan, diventato il nuovo paladino della causa palestinese, Netanyahu ha replicato con durezza al durissimo intervento del presidente turco, che ha definito Israele uno "Stato terroristico" e un "assassino di bambini". "Non accetto lezioni di moralità da un leader che bombarda i villaggi curdi in Turchia, che imprigiona i giornalisti, aiuta l'Iran ad aggirare le sanzioni internazionali e aiuta i terroristi, in particolare a Gaza", ha dichiarato Netanyahu ai giornalisti dopo l'incontro con Macron. Israele e Ankara hanno normalizzato le loro relazioni l'anno scorso, in seguito a una crisi diplomatica scatenata nel 2010 da un raid israeliano su una nave non governativa diretta alla Striscia di Gaza, che ha ucciso dieci attivisti turchi.
Un israeliano accoltellato a Gerusalemme
Mentre Netanyahu era a Parigi, l'intifada per Gerusalemme arrivava nel cuore della Città Santa: un 25enne israeliano che prestava servizio come guardia di sicurezza a una stazione di bus è stato accoltellato al petto da un palestinese, poi arrestato dalla polizia. Il giovane è grave. L'attacco è avvenuto su Jaffa Street. Nel quinto giorno di proteste contro il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli Usa, si aggrava il bilancio delle violenze, arrivato a quattro palestinesi morti e 1250 feriti, e gli scontri si estendono ai Paesi della regione.
Proteste davanti l'ambasciata Usa di Beirut
A Beirut la polizia libanese ha lanciato lacrimogeni e ha usato i cannoni ad acqua contro i manifestanti che protestavano davanti all'ambasciata Usa. I dimostranti, che sventolavano bandiere palestinesi, hanno dato fuoco a pneumatici e cassonetti della spazzatura e hanno lanciato bottiglie contro le forze di sicurezza, che avevano barricato la principale via di accesso all'ambasciata nella zona di Awkar, a nord della capitale Sono state anche bruciate bandiere degli Stati Uniti e di Israele e al termine la polizia ha operato alcuni arresti. Il Libano ospita 450mila rifugiati palestinesi e per domani il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha indetto una protesta per nei sobborghi sud di Beirut, feudo dei miliziani sciiti.
Abu Mazen vede Al Sisi
Domani il presidente palestinese Abu Mazen sarà al Cairo per incontrare il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. L'Egitto ha diffuso una nota spiegando che "continuerà a proteggere i diritti del popolo palestinese, i suoi luoghi sacri e il "diritto legittimo di stabilire uno Stato indipendente con capitale Gerusalemme est". All'incontro dovrebbe essere presente anche Re Abdallah di Giordania, Paese il cui Parlamento ha votato una mozione che chiede di rivedere di tutti gli accordi di pace stretti con Israele.