Ascolto dei cittadini, ma avanti nella grande transizione energetica: il presidente francese, Emmanuel Macron, ha offerto poche aperture alla protesta dei gilet gialli nel discorso con cui ha presentato il piano per l'abbandono dei combustibili fossili. Un piano che, oltre al contestatissimo aumento della tassa sui carburanti, prevede la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2022, lo sviluppo e il sostegno alle energie rinnovabili e pulite con un mix di energia elettrica e solare, e il dimezzamento della quota di energia nucleare entro il 2035 (un obiettivo più prudente rispetto a quello iniziale del 2025).
"Comprendo le paure dei cittadini ma non cedo"
La parte più attesa del discorso era quella dedicata ai Gilet gialli, la rivolta delle classi popolari medio-basse delle province esplosa a metà dicembre con blocchi stradali e cortei-lumaca che hanno paralizzato molte arterie del Paese. Macron ha assicurato di non volere "una Francia a due velocità" che accentui "la diseguaglianza tra i territori" e ha insistito che vuole un'ecologia sì, ma "popolare". "Comprendo le paure dei cittadini ma non cedo alle violenze. Abbiamo fatto troppo poco sul clima", ha insistito il presidente francese. "Non confondo i 'casseurs' con i cittadini che vogliono far passare un messaggio. Dobbiamo ascoltare le proteste e l'allarme sociale" ma "senza rinunciare alle nostre responsabilità" perché "c'è anche un allarme ambientale", ha detto Macron. "Sono profondamente convinto che possiamo trasformare la rabbia in soluzioni", ha twittato. In particolare l'aumento della tassa sul carburante potrà essere sospesa in caso di eccessivo rialzo dei prezzi per limitarne l'impatto sui francesi che usano molto l'auto.
Il discorso di Macron è stato subito bocciato dalle opposizioni. Per Marine Le Pen "è il vuoto assoluto" e per il leader della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon della France Insoumise è "fuori dal mondo", "una totale sottomissione alla lobby del nucleare".
Je crois comprendre vraiment les attentes et les frustrations, une colère sourde, des rancunes et les rancœurs qu’éprouvent les citoyens devant des pouvoirs qu’ils sentent loin d’eux et qu’ils sentent indifférents. pic.twitter.com/P1cXehffMl
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) 27 novembre 2018
Confermata la manifestazione di sabato
Il presidente ha poi dato incarico al ministro dell'Ambiente, Francois de Rugy, di ricevere nel pomeriggio una delegazione dei 'gilets jaunes', che non ha sortito risultati di rilievo. Si tratta del primo passo per aprire un "grande dibattito nazionale" e "una concertazione sul territorio". Per tre mesi si consulteranno singoli cittadini, associazioni e comitati per elaborare una "strategia di accompagnamento" al piano del governo e "trovare soluzioni concrete" ai problemi posti dai manifestanti. Il movimento, costituitosi in coordinamento, non ha però fatto marcia indietro sulla nuova manifestazione in programma per sabato prossimo agli Champs Elysee, dopo essere stati ricevuti da de Rugy.
Dall'incontro, il primo, i due rappresentanti del movimento, Priscilla Ludosky ed Eric Drouet, sono usciti delusi. "È stato un primo dialogo, abbiamo portato il messaggio di tutti i 'gilet gialli'. La nostra sensazione è che non ci sia un reale desiderio di migliorare la vita quotidiana delle persone. Vorremmo che ci fosse un secondo incontro con Benjamin Griveaux (portavoce Governo) o Edouard Philippe (premier)", hanno dichiarato confermando l'appuntamento per sabato: "Vorremmo che la manifestazione ci fosse ogni sabato"
Cosa prevede il piano sul nucleare
Sul nucleare, il piano pluriennale dell'energia (Ppe) dispone la chiusura entro il 2035 di 14 dei 58 reattori attualmente operativi: due reattori della centrale di Fessenheim chiuderanno nell'estate del 2020 e tra altri quattro e sei saranno fermati entro il 2030. "Ridurre la quota di energia nucleare non significa rinunciare all'energia nucleare", ha peroò avvertito il titolare dell'Eliseo, con una notevole frenata rispetto a un eventuale addio all'atomo.
La 'roadmap' energetica per i prossimi 10 anni prevede che non si deciderà prima del 2021 sull'eventuale costruzione di reattori Epr di nuova generazione. Il sostegno allo sviluppo delle energie rinnovabili passerà da 7 a 8 miliardi di euro all'anno mentre da qui al 2030 si dovrebbe triplicare il ricorso all'eolico terrestre e quintuplicare quello al fotovoltaico.
Macron ha anche istituito l'Alto consiglio per il clima "che contribuirà a ripristinare fatti e verità scientifiche" sui cambiamenti climatici. Ne fanno parte 13 membri tra cui Laurence Tubiana, ex negoziatrice della Francia durante la Cop 21, e Pascal Canfin, direttore generale di Wwf Francia, oltre a climatologi, economisti, esperti e diplomatici.