Trema la Repubblica di Macron, a poco più di un anno dalla sua elezione il presidente francese inciampa nel primo scandalo della sua gestione. Scandalo che non lo riguarda personalmente ma che lo mette in forte imbarazzo rispetto al suo governo e al suo popolo.
Nell’ultima settimana sono stati fatti salti mortali affinché non si sollevasse il polverone, ma alla fine il presidente ha dovuto cedere e ha preso la parola davanti ai deputati della sua maggioranza riuniti alla Maison de l’Amérique Latine: "Alexandre Benalla non è il mio amante e non ha i codici nucleari". Affronta la vicenda quindi con malcelata ironia, ma di chi sta parlando il primo cittadino francese?
Guardaspalle e braccio destro
Definire con assoluta certezza chi sia Alexandre Benalla e cosa faccia esattamente per Emanuel Macron non è semplice. Quel che è certo è che etichettarlo come una semplice guardia del corpo risulterebbe riduttivo. A quanto pare il 26enne rientrerebbe nella cerchia dei collaboratori più stretti del presidente, tanto da costringere quest’ultimo a specificare che no, lui non possiede i codici nucleari.
I fatti che riguardano il bodyguard, detto anche “Rambo” per il suo atteggiamento evidentemente troppo battagliero, risalgono al primo maggio, quando durante il corteo in occasione della festa dei lavoratori, Benalla fingendosi un poliziotto (che non è, quindi senza alcun diritto) con tanto di tenuta antisommossa che non è stato ancora chiarito consegnata da chi e perché, usa violenza nei confronti di due manifestanti.
L’indomani la notizia arriva nelle stanze presidenziali, che in via evidentemente cautelativa sospendono il tenente colonnello della riserva della gendarmeria per due settimane.
Ma il pestaggio di Rambo viene ripreso e i filmati, intorno alla metà di luglio, finiscono nelle mani de’ Le Monde, che li pubblica e fa scattare quello che il leader della sinistra Luc Melanchon ha definito il “Watergate francese”. Si perché sarebbe già stata presentata da parte dei deputati dei Républicains una mozione di sfiducia contro il governo.
Questo perché lo scandalo non si fermerebbe all’atto di Benalla in sé, ora ovviamente licenziato e in stato di fermo, ma riguarderebbe più le sanzioni, considerate poco adeguate da Le Monde, nonché dagli avversari politici di Macron e da buona parte dei francesi.
Sul banco degli imputati dunque il presidente, che ieri ha comunque affrontato di petto la questione “Se cercano un responsabile, il solo responsabile, sono io e io solo. Sono io che ho dato fiducia a Alexandre Benalla. Sono io che ho confermato la sanzione. Questa non è la Repubblica dei capri espiatori, la Repubblica dell’odio. Non si può essere capi solo nella buona sorte. Se vogliono un responsabile, è davanti a voi. Che vengano a cercarmi. Io rispondo al popolo francese, al popolo sovrano”.
Sul pullman con i Campioni del Mondo
Un’ammissione che ormai era diventata inevitabile e che tenta di placare le voci che vorrebbero Benalla regolarmente al suo posto se Le Monde non avesse diffuso il video, così come è stato al fianco di Macron a tutti gli eventi successivi al primo maggio, dall' ingresso di Simone Veil al Pantheon alla parata del 14 luglio a Parigi, fino a trovarlo, sempre per le strade della capitale, sul pullman che ha attraversato gli Champs Élysées al rientro vittorioso della compagine francese ai mondiali russi.
La condanna di Macron è dura nei termini “Quel che è successo il primo maggio è grave, serio. Per me è stata una delusione, un tradimento. Nessuno accanto a me o nel mio gabinetto è mai stato protetto o sottratto alle regole e alle leggi della Repubblica”, e sarà certamente vero che Benalla non possiede i codici nucleari, ma in compenso ha ottenuto dall'Eliseo un appartamento di funzione sull' elegante Quai Branly (strada parigina particolarmente chic), una macchina con autista, sirena e simboli della polizia (ai quali, come già detto, non avrebbe diritto) e il grado di tenente colonnello a 26 anni a tempo di record.
Addio al governo senza macchia
Tutte cose che fanno sospettare che il suo ruolo fosse ben diverso da quello che vogliono far credere al popolo francese. Una vicenda finita in tribunale dove Benalla dovrà rispondere di cinque reati diversi tra cui “violenze da parte di persona incaricata di una missione di servizio pubblico”, “usurpazione di funzioni” e “usurpazione di insegne riservate all’autorità pubblica”, parallela ad una crisi politica che mette a dura prova la promessa di Macron in campagna elettorale di condurre un governo “senza macchia” e che ha già causato enormi problemi dopo la sospensione dei lavori dell’Assemblea Nazionale, dove si stava discutendo un progetto di riforma costituzionale.
Anche il ministro dell’Interno Gérard Collomb dovrà rispondere alle domande di una speciale commissione di inchiesta parlamentare e da molte poltrone dello stesso parlamento si chiede la sua testa, per aver saputo già il giorno dopo l’accaduto e non aver denunciato. Nel frattempo, l’intervento di Macron non lo salva da una discesa nei sondaggi ad un 39%, minimo storico della sua gestione.