Le luci e le decorazioni natalizie sono offuscate nel centro di Londra da una grigia giornata di “drizzle", quella pioggerellina impalpabile per la quale solo gli inglesi hanno un termine così preciso, vista la frequenza del fenomeno. Il tempo invernale non sembra però avere scoraggiato gli elettori londinesi che affollano i seggi sopportando anche lunghe file pur di esprimere il loro voto.
I 73 posti alla Camera eletti nella capitale nelle ultime elezioni del 2017 sono stati assegnati in netta maggioranza ai laburisti, ma sono anche questa volta contesi. La capitale del Regno Unito vorrebbe distinguersi anche in questa occasione dal resto del paese, che secondo tutti i sondaggi confermerà la maggioranza al premier conservatore Boris Johnson, evitando quello che il settimanale Economist ha definito "nightmare", un incubo, nella sua ultima copertina.
In particolare, è lotta all'ultimo voto in alcune circoscrizioni, come quella di Uxbridge and Ruislip a nord est, dove il candidato conservatore è lo stesso premier, ma anche Cities of London and Westminster, dove i Labour potrebbero vincere per la prima volta, e Kensington, quartiere residenziale tradizionalmente conservatore.
Il voto è dunque ancora aperto, e gli attivisti dei diversi partiti si affollano fuori dai seggi per un'attività tipicamente anglosassone, il “telling". Si tratta di farsi dare il nome da quelli che hanno votato, consegnare la lista a un collega attivista “runner" che corre, appunto, a casa degli iscritti che non hanno ancora votato per convincerli a scegliere la propria formazione.
Diuska Luppi, un'esperta di marketing mantovana con due figlie ormai londinesi, bocconiana, vive a Londra dal 2004 e milita per i Libdem. Oggi ha passato 6 ore sotto la pioggia fuori da un seggio proprio a Kensington. “Ci avevano fornito un kit che comprendeva una coccarda del partito e le schede da compilare. In 6 ore ho registrato 300 votanti, solo pochi mi votavano le spalle vedendo il segno Libdem e pochissimi mi hanno risposto male – racconta all'Agi - Gli altri erano disponibili e gentili nonostante il tempaccio. Accanto a me c'erano i ‘teller’ conservatori, molto più in forze e sorprendentemente diversi fra loro".
Diuska Luppi ha trovato l'esperienza molto interessante: “anche se su fronti opposti, ho avuto modo di confrontarmi con gli attivisti di Johnson. Addirittura 3 su quattro di loro mi hanno detto di aver votato remain al referendum del 2016! L'ho trovato preoccupante: speravo che i Libdem avrebbero raccolto tutti i voti proeuropei".
Come elettrice, la militante italiana ha utilizzato il voto postale, e dice che moltissimi “expat" londinesi con diritto di voto hanno fatto altrettanto: “ma nonostante ciò ho visto molta gente andare fisicamente al voto. Dicono che l'affluenza sia maggiore del solito".
Perché ha scelto i Liberaldemocratici? “Sono gli unici apertamente contro la Brexit – ha risposto – e condivido il loro approccio, mentre quello dei laburisti, è in particolare di Jeremy Corbyn, non mi convince, per non parlare dei conservatori di Boris Johnson. Dopo la vittoria del ‘leave' ho deciso che dovevo impegnarmi in prima persona visto che ormai vivo qui da molti anni e che con tutta la mia famiglia avevamo preso la cittadinanza inglese proprio nel 2016: giusto in tempo per votare tutti e 4 ‘remain’ al referendum”.