Prima regola per una pacifica convivenza tra uomo e macchina: mai chiedere a un robot di fermare una canzone dei Kraftwerk. Sulla stazione spaziale internazionale è salito Cimon, un robot dotato di intelligenza artificiale. Nel suo primo test, però, qualcosa è andato storto: dopo pochi minuti, Cimon ha discusso con l'astronauta, reo di voler bloccare un brano gradito al computer.
Cos'è Cimon
Il robot è il frutto di un progetto di Ibm e Airbus. Avviato nel 2016, è stato presentato lo scorso febbraio con la promessa di un test spaziale entro la fine dell'anno. Cimon (che sta per Crew Interactive MObile CompanioN), è un “assistente di volo” virtuale pensato per lo spazio ed è stato stampato in 3D. Ha la forma e il peso di una palla medica (5 kg) ed è dotato di uno schermo che può trasmettere immagini o il “viso” del robot, con occhi, naso e bocca digitali. È nato per supportare gli astronauti nell'esecuzione dei lavori di routine più semplici. Ma, grazie al machine learning, potrebbe svolgere compiti sempre più complessi. Airbus e Ibm sono convinti che Cimon sarà “il primo sistema di assistenza spaziale basato sull'intelligenza artificiale”. La prima dimostrazione, però, dimostra quanto la sua applicazione sia lontana.
Il primo test (con discussione)
L'astronauta Alexander Gerst, dopo aver collaborato allo sviluppo di Cimon (è stato lui a scegliere aspetto del viso e voce e a fornire dati e immagini per rendersi riconoscibile durante l'interazione), ha detto “buongiorno” al robot. Dopo i primi convenevoli, ha chiesto di ascoltare una canzone (da titolo non casuale): “The Man-Machine” dei Kraftwerk. Ordine ricevuto. Peccato che Cimon non ne abbia voluto sapere di smettere.
Dopo 46 secondi, l'astronauta ha chiesto una prima volta di bloccare la riproduzione, senza ricevere risposta. Gerst ha insistito: convinto si trattasse di un problema audio, ha prima rinnovato l'invito (“Cancella musica”) e poi preso Cimon tra le mani per scuoterlo leggermente. Il robot, in realtà, non era sordo: ha ignorato i comandi. Ha invitato Gerst a “cantare insieme” e detto di “adorare la musica con sui si può ballare”.
Poco dopo essere stato scosso e difronte all'insistenza dell'astronauta, la palla-robot ha chiesto a Gerst di “essere gentile”. “Lo sono”, ha replicato l'astronauta. Che poi, rivolgendosi ai colleghi dell'Esa sulla Terra, ha sottolineato: “Lui non mi conosce quando non sono carino”. Una velata minaccia che non dev'essere piaciuta all'intelligenza artificiale. Che prima ha detto all'astronauta: “Perché non ti piace stare qui con me?”. E poi lo ha persino accusato di essere “cattivo”.
L'intelligenza artificiale verso Marte
Al termine del test, il povero Gerst ha parlato di “grande dimostrazione”. Ma il suo divertito imbarazzo conferma che non tutto è andato come previsto. Certo, non è Hal 9000 di 2001 Odissea nello Spazio e non c'è il rischio di una rivolta dei robot. È bastato spegnere un interruttore per disattivare Cimon. Ma il rifiuto da parte di un'intelligenza artificiale mentre si orbita attorno alla Terra non dev'essere una situazione confortevole (anche perché la colonna sonora dei Kraftwerk non è proprio rassicurante). Al momento, l'obiettivo è sviluppare la tecnologia e capire il ruolo di una personalità virtuale in un ambiente ristretto ed estremo come la stazione spaziale.
L'ambizione di Cimon, però, guarda ai lunghi viaggi spaziali, verso la Luna e Marte. “L'interazione sociale tra persone e macchine, tra astronauti e sistemi di assistenza dotati di intelligenza emotiva – affermavano Ibm e Airbus a febbraio - potrebbe svolgere un ruolo importante nel successo delle missioni a lungo termine”. Ma non chiedete a Cimon di smettere di suonare.