Il generale della Cirenaica Kalifa Haftar aveva chiesto un periodo di riflessione fino a questa mattina prima di firmare l'accordo formale di cessate il fuoco accettato dal suo rivale, Fayez al-Sarraj, ma alla fine ha lasciato Mosca senza firmare il documento negoziato sotto l'egida di Ankara e Mosca. Le parti sembrano tuttavia rispettare sin da domenica il cessate il fuoco deciso l'8 gennaio dai presidenti Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, mostrando la loro rispettiva influenza, mentre l'Occidente sembra impotente a influenzare il caos libico.
Proprio Erdogan ha accusato Haftar di "essere fuggito" dal tavolo delle trattative. Poi ha minacciato "di infliggere una lezione" all'uomo forte libico se riprenderà gli attacchi contro il governo di Tripoli. "Non esiteremo mai a infliggere al golpista Haftar la lezione che merita se continuerà con i suoi attacchi contro il governo legittimo e i nostri fratelli in Libia", ha detto Erdogan in un discorso ai deputati del suo partito.
"La Libia sembra lontana ma non lo è", ha osservato il presidente turco. "È stata una parte importante dell'impero ottomano, con cui abbiamo profondi legami storici e sociali. Nessuno si aspetti che la Turchia abbandoni la Libia, dove ci sono nostri fratelli che subiscono le iniziative del golpista Haftar e che quest'ultimo vuole eliminare. Ci dispiace constatare che alcuni, anche in Turchia, ignorino la presenza di nostri fratelli e nostre fondazioni nel Paese". Poi ha aggiunto, "la Turchia e la Russia hanno lanciato un'iniziativa che ha richiesto un grande sforzo. Negli incontri svoltisi ieri a Mosca il governo di Tripoli ( di Fayez al Serraj sostenuto da Ankara ndr) ha mostrato un atteggiamento costruttivo. Nonostante questo il golpista Haftar si è rifiutato di aderire al cessate il fuoco, prima ha detto di si, poi ha abbandonato le trattative ed è fuggito".
E se Ankara appoggia Serraj e dispiega soldati per farlo, Mosca, nonostante lo smentisca, sembra sostenere Haftar con armi, denaro e mercenari. Ora, la partenza di Haftar da Mosca senza aver firmato un accordo solleva interrogativi sulla fattibilità di una conferenza internazionale sulla Libia sponsorizzata dall'Onu a Berlino, prevista per il 19 gennaio. La cancelliera Angela Merkel è andata a Mosca sabato, guadagnandosi il sostegno di Vladimir Putin.
Tra l'arrivo della Turchia sul suolo libico, la sospetta presenza di mercenari russi e l'esistenza di una moltitudine di gruppi armati - tra cui milizie jihadiste, trafficanti d'armi e contrabbandieri di migranti - la comunità internazionale teme un'escalation del conflitto libico.
In particolare, l'Europa teme che la Libia possa diventare una "seconda Siria" e vuole ridurre la pressione migratoria alle sue frontiere, poiché negli ultimi anni ha accolto centinaia di migliaia di migranti in fuga dai conflitti nel mondo arabo-musulmano.
Per Mosca, l'Occidente è in gran parte responsabile del conflitto in Libia, il Paese con le maggiori riserve di petrolio dell'Africa, in quanto ha sostenuto militarmente i ribelli che hanno rovesciato e ucciso il colonnello Muammar Gheddafi nel 2011.
Oltre ai guadagni geopolitici sui suoi rivali e all'accesso privilegiato al petrolio libico, la Russia spera di riconquistare questo mercato per le sue armi e il suo grano. Tanto più che Vladimir Putin ha l'ambizione di affermarsi in Africa. Anche la Turchia ha ambizioni petrolifere, grazie ad un controverso accordo con il governo libico di accordo nazionale che estende la piattaforma continentale turca e le permette di rivendicare lo sfruttamento di alcuni giacimenti.