“No, non vi stiamo dicendo di non volare più”. Però la compagnia aerea olandese Klm, quella di bandiera dei Paesi Bassi, sta dicendo ai suoi passeggeri di pensarci bene prima di fare il check-in del prossimo volo. Il motivo? “Ci rendiamo conto che l'aviazione è tutt'altro che sostenibile oggi, pur essendo noi stessi una compagnia aerea”. Sostenibile dal punto di vista ambientale, s’intende.
Un volo come un anno di pendolarismo in auto
La questione di fondo è che volare è un’abitudine affascinante, ma dal notevole impatto sul nostro pianeta. “L’industria aeronautica è responsabile del 2-3% delle emissioni di tutto il mondo”, ha scritto Klm nel piano presentato al ministero dei Trasporti olandese, in cui delinea alcune misure utili a rendere il trasporto aereo un affare anche per l’ambiente. Ne parleremo tra poco.
Prima, però, può essere utile fare un paragone: in media, ogni singolo passeggero di un volo (solo andata) interoceanico, per esempio Tra Londra e New York, è responsabile di 1,6 tonnellate di anidride carbonica scaricate nell’atmosfera, un dato che equivale a un intero anno di emissioni prodotte usando la propria auto per venticinque chilometri al giorno. Per andare in pari con il prossimo volo delle vacanze, insomma, immaginate di dover lasciare in garage la macchina parecchi mesi.
Se siete indecisi se considerare grave oppure no il primo dato - quel 2-3% di emissioni globali provocate dagli aerei - una ricerca del 2014 (riferita ai soli Stati Uniti) aveva rivelato che il 72% dei passeggeri dei voli viaggia per piacere, e solo il 28% per lavoro o dovere. L’inquinamento aereo non è il più grave dei problemi ambientali odierni, questo è certo, ma è comunque un vezzo ecologicamente costoso.
“Volate responsabili”
Gli effetti sull’ambiente della produzione di energia, dell’agricoltura e dei processi industriali sono ovviamente decisamente più impattanti (questi i dati del 2015 dell’Unione europea, questi altri quelli del 2017 degli Stati Uniti). Ma la sensibilità verso l’inquinamento provocato dagli aeroplani è un fenomeno in crescita, al punto che la stessa Klm ha invitato i suoi clienti a “volare in maniera responsabile”. Che cosa significa?
La compagnia aerea chiede ai suoi passeggeri tre cose: la prima è “valutare altre opzioni di viaggio”, per esempio i treni, invece degli aerei. “In alcuni casi, la ferrovia o altri modi di trasporto possono essere più sostenibili del volo, specialmente per brevi distanze come in Europa”, scrive Klm. Viaggiare meno, insomma, e imbarcarsi con un bagaglio più leggero perché “meno peso significa meno consumo di carburante”.
Seconda cosa, aderire al programma CO2ZERO, un piano grazie al quale, sulla base del tragitto, il passeggero può decidere di pagare una piccola somma che la compagnia destinerà poi alle politiche ambientali, come la riforestazione a Panama.
Terza e ultima cosa, informarsi a proposito del problema e delle possibili contromisure.
Carburante pulito e tratte migliori. Ma fosse solo greenwashing?
Klm, dal canto suo, sostiene di essere impegnata su diversi fronti. All’inizio dell’articolo accennavamo al documento presentato al ministro dei Trasporti dell’Aia: si tratta di un piano d’azione che mira a “ridurre del 35% le emissioni totali di CO2 entro il 2030”.
Per raggiungere l’obiettivo, la compagnia sta promuovendo alcuni strumenti, a cominciare dal carburante pulito al posto del cherosene: “Il fattore che crea l’impatto più grande, e anche quello che rappresenta la sfida più grande, è la sostituzione del combustibile fossile con quello sostenibile”, ha ammesso Klm. Per riuscirci occorre renderlo economicamente conveniente, motivo per cui ha messo a punto un programma chiamato Corporate BioFuel rivolto ad altre società: una sorta di strumento per ridurre i costi del carburante ecologico, che oggi costa tre volte in più di quello inquinante.
In questo specifico ambito, cioè l’alimentazione dei velivoli, “l’ambizione è ridurre le emissioni per passeggero del 50% entro il 2030 rispetto al 2005”, spiega la società. Dal 2011 la compagnia olandese fa regolarmente viaggi con carburante pulito, derivato cioè dal riciclo di oli esausti o altri scarti organici, e sta lavorando alla creazione, nei Paesi Bassi, del primo impianto di alimentazione sostenibile.
Quello del carburante non è l’unico progetto: Klm intende lavorare su riciclaggio, su miglioramenti tecnici dei mezzi, sulle modalità di trasporto per giungere agli aeroporti, oltre che sul funzionamento degli scali da cui vola.
Qualcuno, però, non crede alla buonafede della compagnia aerea olandese, che proprio quest’anno compirà cento anni di vita, e la accusa di green-washing, cioè di farsi bella a parole con l’ambientalismo e di non offrire vere e proprie soluzioni percorribili. Quello che è certo è che la compagnia di bandiera non ha alcuna intenzione di lasciare il mercato aereo: ha 33 mila dipendenti e “necessità di fare profitti per sopravvivere e continuare a investire in soluzioni sostenibili”, ha specificato in un documento di domande&risposte.