L'Arabia Saudita ha offerto le prime risposte ai tanti interrogativi sull'omicidio del giornalista saudita, Jamal Khashoggi, ma sono ancora insufficienti per la Turchia, che insiste sulla premeditazione. La procura generale di Riad ha incriminato 11 membri del commando che volò a Istanbul per uccidere Khashoggi. Per cinque di loro è stata chiesta la pena di morte.
I magistrati di Riad hanno riconosciuto che il reporter fu fatto a pezzi all'interno del consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre e poi portato via, con i resti consegnati da un membro del commando a un complice locale che non è ancora stato identificato. Le autorità di Riad hanno negato che nell'omicidio sia implicato il principe ereditario, Mohammed bin Salman (MbS). La procura generale saudita ha anche chiesto alla Turchia di firmare un accordo speciale di cooperazione riguardante l'inchiesta sull'assassinio. L'obiettivo di questo "meccanismo specifico" è di fornire ad Ankara i risultati dell'indagine e ottenere dagli investigatori turchi "le informazioni pertinenti" in loro possesso. Riad, da parte sua, si è opposta al coinvolgimento di rappresentanti della comunità internazionale nell'inchiesta saudita.
"Riad ci dica chi è il mandante"
Per Ankara però le spiegazioni della procura non sono abbastanza: "Voglio dire personalmente che non trovo queste dichiarazioni soddisfacenti", ha sottolineato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, in un discorso in televisione. "Riteniamo tutti questi passi positivi ma insufficienti", ha affermato, insistendo sul carattere "premeditato" dell'assassinio. "Riad ci dica chi è il mandante e dov'è il corpo, ha incalzato Cavusoglu. Il ministro ha lanciato un appello affinché l'omicidio sia oggetto di indagine da parte di un team formato da rappresentanti della comunità internazionale, la cui partecipazione, ha detto, è "un obbligo". Il ministro degli Esteri saudita ha però respinto la richiesta al mittente.
Sanzioni da Washington
Il dipartimento del Tesoro americano ha varato sanzioni contro 17 sauditi per il coinvolgimento nell'omicidio di Khashoggi, ucciso nel consolato a Istanbul il 2 ottobre. Tra di loro anche colui che è ritenuto il mandante dell'assassinio, Saud al-Qahtani, ex consigliere del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, e Mohammed Alotaibi, console generale saudita a Istanbul. La portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert, ha comunque definito "un buon primo passo" le incriminazioni e ha chiesto alle autorità di Riad di proseguire l'inchiesta.