Ancora nessuna notizia sulla sorte di Silvia Romano, la cooperante italiana rapita in Kenya il 20 novembre, ma le ricerche continuano serrate. La visita a Roma del vicepresidente keniota William Ruto è stata l'occasione per il governo italiano di premere perché siano fatti i massimi sforzi per far tornare a casa la 23enne volontaria milanese, di cui il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, ha auspicato una "rapida liberazione".
Durante il faccia a faccia alla Farnesina, il capo della diplomazia ha ringraziato Ruto "per quanto stanno facendo le autorità del Kenya per le ricerche della volontaria Silvia Costanza Romano e ha confermato la forte aspettativa italiana al massimo e solerte impegno in vista della sua rapida liberazione, sottolineando quanto l'Italia tenga all'attenta tutela della sua incolumità".
Anche il vice premier, Luigi Di Maio, nel suo incontro con il vice presidente keniota ha ricordato che "l'Italia è in apprensione per la sua connazionale Silvia Romano" e ha espresso apprezzamento per "lo sforzo che stanno portando avanti le rispettive autorità per giungere a una soluzione positiva". "Abbiamo entrambi raccomandato - ha concluso - la massima prudenza e discrezione affinché tutto vada a buon fine".
Il faccia a faccia tra il ministro degli Esteri italiano e il vice presidente del Kenya, Ruto, è avvenuto nell’ambito del country presentation, a Roma, nel quale i due paesi hanno fatto il punto sui rapporti bilaterali e sulle politiche di sviluppo del Kenya. I rapporti tra i due paesi sono molto saldi e anche a livello commerciale le relazioni sono improntate alla massima collaborazione. Al di là delle dichiarazioni dei nostri politici non si sa nulla delle rassicurazioni che il vicepresidente keniano avrebbe dato sul rapimento della giovane cooperante italiana. Le autorità keniane hanno deciso di mantenere il silenzio e uno stretto riserbo sugli eventuali sviluppi.
I rapporti, dunque, tra i due paesi sono molto stretti. Ma la vicenda del rapimento di Silvia Romano sta cominciando ad avere ricadute negative sul comparto turistico del Kenya. La contea di Kilifi, dove è avvenuto il rapimento, cioè Malindi, è la principale meta turistica degli italiani, ma non solo, e dove, inoltre, è forte la presenza dei nostri connazionali. La comunità italiana a Malindi è numerosa e organizzata. Cominciano, tuttavia, ad arrivare le prime disdette per le vacanze di Natale, anche se meno, per ora, di quanto hanno temuto gli operatori turistici.
E questo, in ogni caso, è un brutto segnale per l’economia keniana. Il turismo, infatti, conta per il 4,8% del Pil nazionale e se a questo si aggiunge l’indotto, arriva al 12%. Un rallentamento delle presenze, come si vede, potrebbe avere effetti negativi sull’economia della contea di Kilifi e dell’intera zona costiera che, di fatto, vive di turismo. Non a caso il ministro degli Esteri britannico ha dichiarato le mete turistiche del Kenya più battute dai suoi connazionali, luoghi sicuri. L’aggiornamento del “travel advisory” britannico è avvenuto proprio dopo il rapimento della cooperante italiana.
I britannici segnalano come pericolose solamente le zone che vanno dalla città di Garissa, diventata famosa per l’attento all’Università messo in atto dai terroristi somali di al Shabaab, fino al confine con la Somalia. In ogni caso, gli italiani imprenditori e residenti nella città di Malindi sono molto preoccupati, innanzitutto, per le sorti di Silvia Romano, auspicando una rapida liberazione ma, anche, per quelle del turismo.