L'italia soffre di una “profonda disillusione nei confronti delle istituzioni politiche, compresi Parlamento e partiti, alimentata da un supporto crescente per gli strongmen che bypassano le istituzioni politiche". Lo scrive L'Economist Intelligence Unit (Eiu), la divisione che si occupa di ricerca e analisi del gruppo Economist, nel Democracy Index 2018 pubblicato il 9 gennaio. Il nostro Paese si colloca al 33esimo posto, in netto calo rispetto al 21esimo occupato un anno fa.
Non una “democrazia piena”: l’Italia rimane “imperfetta”
Il Democracy Index viene calcolato sulla base di 60 indicatori afferenti a cinque categorie: “il processo elettorale e il pluralismo, le libertà civili, il funzionamento del governo, la partecipazione politica e la cultura politica”. Sommando i punteggi maturati in ognuna di queste categorie, l’Eiu cataloga i diversi Paesi (in totale sono 167) in quattro fasce: “democrazie piene, imperfette, regimi ibridi e autoritari”. L’undicesima edizione del report assegna all’Italia il titolo di democrazia imperfetta, status in cui già si trovava negli scorsi anni.
Secondo la definizione riportata dallo stesso Economist Intelligence Unit, si tratta di Paesi che registrano “significative debolezze nella governance e una cultura politica sottosviluppata, oltre a un basso livello di partecipazione politica” sebbene sia garantite “elezioni libere” e “libertà civili fondamentali”. Il report fa anche riferimento al rischio, nelle democrazie imperfette, di violazioni della libertà di stampa: un pericolo che affligge l’Italia, stando al rapporto del 2017 del Freedom House (il più recente) secondo cui viviamo in un Paese in cui la stampa è soltanto “parzialmente libera”.
In Europa, peggio di noi, solo Cipro, Grecia e Turchia
Tornando al Democracy Index, il punteggio dell’Italia si ferma al 7.71 su 10, il peggior dato dal 2006, primo anno in cui venne calcolato questo indice. Anche da un punto di vista storico non arrivano buone notizie: dopo aver raggiunto il 7.98 negli ultimi tre anni, miglior performance di sempre, ecco la picchiata verso il basso del 2018.
Cattive notizie anche nel confronto con gli altri Paesi: su scala regionale, l’Europa occidentale, peggio dell’Italia fanno soltanto Cipro, Grecia e Turchia. Magra consolazione il fatto che Belgio, Francia e Portogallo condividano con noi l’etichetta di democrazie imperfette. A farla da padroni, in Europa e in tutto il mondo, sono le nazioni nordiche: al primo posto c’è la Norvegia, seguita da Islanda e Svezia.
I segnali della “sfida alle istituzioni sulla migrazione”
L’Eiu dedica un’intera pagina alla situazione italiana in un box intitolato “Il governo anti-establishment dell’Italia e le minacce alle libertà civili”. È lì che parla di strongen, riferendosi a figure politiche come il ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Il nuovo governo italiano ha avviato una linea più dura in fatto di immigrazione rispetto ai predecessori”, scrive l’Eiu che ricorda come, a settembre, l’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite Michelle Bachelet avesse bacchettato l’Italia minacciando di mandare osservatori dell’Onu per monitorare “il numero crescente di attacchi nei confronti dei richiedenti asilo e del popolo rom”.
L’approvazione del Decreto Sicurezza, la minaccia di sospendere la propria partecipazione alla Missione Sophia in supporto alla Guardia Costiera libica e la decisione di non ratificare il Global Compact, conclude il rapporto, sono i segnali della “disponibilità italiana a sfidare le istituzioni tradizionali in tema di immigrazione”.