L'Isis ha decapitato uno dei 27 ostaggi rapiti lo scorso 25 luglio nel governatorato di Sweida, nel sud della Siria, in un rastrellamento seguito a una serie di attacchi kamikaze in alcuni villaggi della comunità musulmana drusa costati la vita a oltre 250 persone, una delle peggiori atrocità commessa dal sedicente Stato Islamico ai danni dei civili di una nazione insanguinata da sette anni di guerra civile.
La vittima è un ragazzo di 19 anni. Muhannad Abu Ammar. Un'altra donna, di nome Zahya, è invece morta per circostanze non chiare, secondo quanto riferito a Human Rights Watch da diversi testimoni oculari. Restano in mano ai terroristi 27 persone, tra cui 16 ragazzi, alcuni di età compresa tra i 7 e i 15 anni. In cambio della loro vita, l'Isis chiede la liberazione dei prigionieri e l'interruzione delle operazioni militari sul fiume Yarmouk, confine naturale tra Siria e Israele. Una delle donne rapite, è stata costretta a recitare in un video le richieste dei terroristi.
Proprio vicino alle alture del Golan, intorno a Daraa, l'esercito di Assad aveva conquistato un mese fa, dopo intensi bombardamenti, gli ultimi brandelli di terra in mano a Daesh, che domanda l'evacuazione dei miliziani intrappolati nella sacca perché vengano trasportati nell'area di Badiya, una vasta area desertica a Est che è tra le ultime ridotte dei miliziani. Secondo alcune fonti locali, ci sarebbero negoziati in corso tra il governo di Assad e i jihadisti ma la notizia è impossibile da verificare.
Le testimonianze dei sopravvissuti.
Uno dei villaggi del governatorato attaccati dall'Isis fu quello di Al Shbeki, dove, secondo almeno quattro testimoni, i miliziani presero di mira intenzionalmente i civili: intere famiglie furono sterminate, e le loro abitazioni bruciate. Un altro testimone è riuscito a trovare la madre e la sorella, dopo che queste erano riuscite a scappare dalla prigionia. "Quando capii che erano state rapite, uscii pazzo. I cadaveri erano lì, ma dove erano finite le nostre donne e i nostri bambini?". Straziante e disperata, la scena apparsa a un altro residente: dopo aver cercato casa per casa i propri cari, ha trovato i copri privi di vita del padre, di due fratelli, e di due cugini, lontani e allineati l'uno dall'altro come in una esecuzione. Per compiere le stragi i miliziani, che adesso negoziano con Damasco l'abbandono della regione, hanno usato armi da fuoco e coltelli. Sui social locali sta girando ora il filmato dell'impiccagione di un terrorista del Califfato messo in atto dalla popolazione in cerca di vendetta.