Per la cattolicissima Irlanda, è un mutamento culturale di grandi proporzioni, ancora più rilevante della consultazione popolare del 2015 che disse sì ai matrimoni gay. Secondo gli exit poll pubblicati dall'Irish Times, il 68% dei votanti si è espresso per il sì al referendum sulla legalizzazione dell'aborto, contro il 32% di sfavorevoli. Tra i tre milioni chiamati alle urne, l'affluenza è stata alta, fino al 70% in alcune località, e il 'sì' ha registrato un dato del 75% a Dublino. Nel quesito referendario veniva chiesto se si desiderasse l'abrogazione di un articolo della Costituzione, meglio noto come ottavo emendamento, aggiunto nel 1983,.
Cosa prevedeva la vecchia normativa
L'articolo rende praticamente sempre illegale l'aborto, senza alcuna eccezione neppure in casi estremi come lo stupro, l'incesto o le malformazioni del feto. L'aborto è consentito solo laddove fosse in pericolo la vita della donna, un'unica eccezione che deriva dal Protection of Life During Pregnancy Act, un legge approvata solo nel 2013 in seguito all'ondata di pubblica indignazione per la morte nel 2012 di una donna incinta, alla quale era stato rifiutato un aborto.
La promessa di Varadkar
Attualmente in Irlanda chiunque procuri o aiuti una donna a procurarsi un aborto, al di fuori dei ristrettissimi confini dell'attuale legge, rischia una condanna fino a 14 anni di carcere. Vengono invece tollerate le interruzioni di gravidanza eseguite all'estero; e questo spinge migliaia di donne ogni anno a ricorrere a questa soluzione per aggirare il divieto, viaggiando prevalentemente nel Regno Unito. Il premier liberale, Leo Varadkar, apertamente gay e appena insediatosi, dovrebbe ora legalizzare l'aborto senza restrizioni fino a 12 settimane di gestazione e, in caso di donne con problemi di salute, fino a 24. Dopo questo periodo, l'interruzione sarebbe concessa solo in caso di anomalie del feto o rischi gravi per la salute della gestante.
Dove è ancora illegale in Europa
Tra tutti i Paesi dell'Europa, soltanto a Malta l’aborto è completamente illegale; e l’Irlanda è il secondo Paese con le maggiori restrizioni. Seguono Polonia e Finlandia, dove è permesso in caso di incesto o stupro. In Italia la legge 194 consente alla donna di poter ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere all'aborto solo per motivi di natura terapeutica.