Migliaia tra turisti, pellegrini e studenti stanno cercando di lasciare il Kashmir dopo che il governo indiano ha lanciato un allarme circa possibili attentati terroristici. Allo stesso tempo, Nuova Delhi ha inviato diverse migliaia di soldati per rafforzare la sicurezza nella regione himalayana dell'India settentrionale, che è a maggioranza musulmana, rivendicata anche dal Pakistan.
In una dichiarazione, il governo dello Stato di Jammu e Kashmir ha invitato turisti e pellegrini a lasciare "immediatamente" il territorio, a causa delle "minacce terroristiche segnalate dai servizi di intelligence". A quanto riferisce la Bbc citando funzionari di governo, sarebbero oltre 20 mila tra pellegrini hindu e turisti avrebbero cominciato a lasciare la regione, oltre a 200 mila lavoranti stranieri.
"Nell'interesse della sicurezza dei turisti e dei pellegrini, si consiglia che terminino immediatamente la loro permanenza nella regione": così il ministro dell'Interno del Kashmir, Shaleen Kabra. È da dieci giorni che Nuova Delhi ha cominciato a spostare truppe verso il Kashmir: attualmente si tratta di 10 mila soldati, ma una fonte di sicurezza ha riferito all'Afp che erano stati inviati altri 70 mila in quello che si ritiene sia un livello senza precedenti di presenza militare nell'area.
Non solo. In pratica il Kashmir indiano viene chiuso all'esterno: il governo ha infatti ordinato "che non ci debba essere movimento di pubblico e che anche tutte le istituzioni educative devono rimanere chiuse", come si afferma in un comunicato. Le autorità hanno aumentato i dispositivi di sicurezza nei pressi di obiettivi sensibili, come le stazioni di polizia, gli uffici pubblici, gli aeroporti e le sedi governative, mentre sono state erette delle barricate in molte strade di grande viabilità comprese le vie d'accesso di Srinagar.
Molti turisti preoccupati si sono precipitati all'aeroporto di Srinagar, la città principale del Kashmir, spesso senza aver prenotato i biglietti. Il santuario di Amarnath Yatra in questa stagione attira centinaia di migliaia di pellegrini, ma le cerimonie sono state cancellate, sempre a causa dell'allarme lanciato dal governo. Chiuso anche un altro tempio oggetto di molti pellegrinaggi, il Machail Mata Yatra, nella regione di Jammu. "È il caos. Molti viaggiatori sono arrivati all'aeroporto in preda al panico", ha detto il capo di una compagnia aerea che serve la linea Delhi-Srinagar.
L'India e il Pakistan si contendono il Kashmir sin dalla spartizione dell'impero coloniale britannico nel 1947. Gli eserciti indiani e pakistani quasi tutti i giorni si scambiano colpi di mortaio sulla linea del cessate il fuoco, che segna un confine di fatto tra le due parti del Kashmir. In più, un'insurrezione separatista infuria dal 1989 nel Kashmir indiano, causando la morte di oltre 70mila persone, per lo più civili.
Nuova Delhi accusa il suo vicino di sostenere segretamente i gruppi armati che operano nella valle settentrionale di Srinagar, accuse che il Pakistan ha sempre negato con forza. D'altronde Islamabad lancia analoghe accuse all'India, tra cui quella di fare uso di bombe a grappolo contro civili, ma anche "colpi di mortaio e artiglieria". Questo mentre i militari indiani affermano di aver ucciso diversi aggressori pakistani che cercavano di attraversare il confine "de facto" del Kashmir. Le tensioni aumentano di ora in ora.