Malta avvia un'inchiesta sulla morte di Daphne Galizia, la sorella: "Bene, ma sia imparziale"
- Daphne Galizia
L'annuncio di un'inchiesta pubblica sulla morte di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese assassinata il 16 ottobre 2017, è "una decisione gradita" ma arriva con "due anni di ritardo" e si porta dietro una serie di "preoccupazioni" su possibili conflitti di interesse legati alla composizione della commissione, che non si è ancora insediata. Così la sorella della reporter uccisa, Corinne Vella, commenta con l'Agi gli sviluppi delle inchieste in corso, alla vigilia del secondo anniversario dell'omicidio.
La decisione de La Valletta di avviare un'inchiesta pubblica, annunciata alla fine dello scorso settembre, è un passo "positivo ma obbligato", ricorda Corinne, dal momento che rientra tra gli impegni contenuti "nell'articolo 2 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo". In tanti hanno spinto in questa direzione negli ultimi due anni, non solo la famiglia, ma anche associazioni, istituzioni.
Si tratta di un "processo complesso", diverso dalle indagini penali portate avanti da procura e polizia, che "deve essere indipendente e imparziale" e serve a "indagare le circostanze dell'omicidio e a capire se c'è stata responsabilità da parte dello Stato, se ci sono state negligenze, che cosa è stato fatto di sbagliato, che cosa si sarebbe dovuto fare" per evitare che la reporter maltese morisse assassinata.
E qui sta la sua "importanza", sottolinea la sorella, "non solo per ottenere giustizia" per Daphne Caruana Galizia ma anche per indicare "cosa si possa fare in futuro per evitare che altri giornalisti vengano assassinati". Proprio la sicurezza dei giornalisti, e quindi la 'buona salute' della libertà di stampa, è un'altra componente fondamentale della battaglia portata avanti dalla famiglia della reporter maltese, in prima fila Corinne insieme al nipote Matthew, il figlio di Daphne.
L'obiettivo è "andare avanti per ottenere giustizia ma anche rendere l'Europa un posto più sicuro per i giornalisti", sottolineea lei, mettendo l'accento sul fatto che finalmente "la sicurezza dei reporter è nell'agenda Ue, se ne parla, è diventato un tema sulla bocca di tutti". Valle ricorda la risoluzione del Parlamento Ue adottata alla fine dello scorso marzo nella quale si denunciavano gravi carenze nello stato di diritto a Malta e Slovacchia, alla luce degli omicidi di Daphne Caruana Galizia, Jan Kuciak e della sua fidanzata Martina Kusnirova.
Inoltre, la nuova Commissione europea non si è ancora insediata ma da tempo si lavora per introdurre una legge anti-SLAPP (Strategic Lawsuit Against Public Participation): "Non so se veramente funziona ma sembra promettente; l'obiettivo è impedire a grandi corporation e persone potenti di usare i tribunali per zittire i giornalisti". "Lentamente, ma qualcosa si sta muovendo", conclude Corinne Vella.