Mai sottovalutare un uragano. È la prima cosa che ho imparato quando sono arrivata a Houston dall’Italia, nel 2008, e sono stata presa alla sprovvista dall’uragano Ike. In quell’occasione siamo sopravvissuti solo grazie all’aiuto dei vicini perchè siamo rimasti senza cibo, acqua e corrente elettrica per 10 giorni. Un’esperienza, anche di solidarietà, che non dimenticherò mai e che mi è servita di lezione.
Pronti al peggio
Da venerdì scorso sono barricata in casa con la mia famiglia, marito e due figli. Per ora siamo stati risparmiati dall’acqua ma viviamo nell’angoscia perché intorno a noi è tutto sommerso, come fossimo su una piccola isola in un grande lago. E non smette di piovere. La nostra casa, in una zona non lontana dal centro, è disposta su un solo piano. Non sapremmo dove rifugiarci, se non sul tetto, in attesa che qualcuno venga a salvarci con un’imbarcazione o un elicottero. Abbiamo cercato di prepararci al peggio. Abbiamo fatto scorte di acqua e di cibo, anche in scatola, perché la corrente è la prima cosa a saltare. Ciò significa rimanere per giorni senza frigorifero e senza aria condizionata, con una temperatura di almeno 30 gradi e un tasso di umidità al 97%. Va tutto subito a male.
Scenario apocalittico nei supermercati
Venerdì scorso gli scaffali dei negozi erano già stati tutti svuotati. Uno scenario apocalittico. Noi siamo riusciti ad acquistare l’ultimo generatore rimasto in un grande magazzino, quello che era in esposizione. Gli mancavano perfino due pezzi ma l’importante è che funzioni. Essendo in una zona a rischio, abbiamo anche circondato la casa con sacchi di sabbia ed infilato buste di plastica sotto le porte. Ci siamo muniti di “saponette” per cercare di rimanere sempre collegati ad internet. È l’unico modo per restare aggiornati sulla situazione, per seguire le previsioni meteo e gli ordini di evacuazione.
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I turni di notte con mio marito
Con mio marito la notte ci diamo i turni per monitorare il livello dell’acqua, arrivata 5 metri dall’ingresso di casa. Abbiamo pronte un paio di borse con i documenti e lo stretto necessario nel caso dovessimo evacuare all’improvviso. I bimbi sono abbastanza sereni, contenti per il fatto di non dover andare a scuola. La sera hanno un po’ più di paura anche perché li facciamo dormire vestiti e percepiscono la nostra preoccupazione. In casa siamo accampati. Abbiamo messo sui tavoli gli oggetti che vorremmo tentare di preservare nel caso di un allagamento. Non si tratta necessariamente di cose di valore. Come quasi tutti quelli che vivono in America, siamo assicurati contro gli allagamenti ma non tutto è rimpiazzabile.
Tutti aiutano tutti
Siamo costantemente in contatto con vicini e conoscenti per verificare che nessuno sia in difficoltà e per aiutarci quando è possibile. Tutti aiutano tutti, anche se non si conoscono. Si mette a disposizione quello che si ha. Da un posto all’asciutto al cibo. Ogni giorno che passa aumenta il numero di amici e conoscenti in difficoltà. Alcuni cominciano a lamentare penuria di cibo. Si ha paura ad uscire anche perchè nell’acqua non si vede nulla: possono esserci serpenti, anche velenosi, e perfino alligatori. E la fine del tunnel ancora non si vede. Speriamo di resistere.