Comunicazioni bloccate, corsi universitari sospesi, e ora anche l'economia a picco: nel quinto giorno consecutivo di paralisi arriva la conferma che Hong Kong è entrata in recessione tecnica. Nel terzo trimestre del 2019, la contrazione è stata del 3,2% su base congiunturale, dopo il -0,5% del periodo compreso tra aprile e giugno: il governo ha rivisto nuovamente al ribasso le stime e per il 2019 prevede una contrazione del prodotto interno lordo dell'1,3%.
Sullo scenario pesano fattori esterni (tra cui la disputa tariffaria tra Cina e Usa, la Brexit e le tensioni in Medio Oriente) ma soprattutto la crisi interna, che respinge i turisti, colpisce i consumi e deprime le aspettative di imprese e investitori.
Anche oggi migliaia di persone hanno manifestato durante la pausa pranzo a Central, nonostante il duro avvertimento del presidente cinese, Xi Jinping, che ha chiesto di ripristinare l'ordine, "il compito più urgente".
Al centro dell'attenzione rimangono le Università. Molti stanno lasciando gli Atenei, ma in almeno in cinque istituti chi è rimasto si sta preparando a nuovi scontri con la polizia, ammassando armi rudimentali ed erigendo barricate. La situazione è "fuori controllo" e "inaccettabile", ha ammonito Rocky Tuan, il rettore della Chinese University, dove studenti e polizia si sono dati battaglia martedì, chiedendo l'assistenza dell'amministrazione nel caso in cui la situazione peggiori.
I campus sono diventati i luoghi più pericolosi di Hong Kong, ha detto il sovrintendente capo di polizia, John Tse Chung-chun. I segnali di tregua hanno vita breve: la parziale riapertura del tratto autostradale che collega la zona dei Nuovi Territori con il Kowloon, è durata meno di otto ore.
I manifestanti hanno ripreso il blocco totale dopo che l'amministrazione ha confermato che non intende cedere alle loro richieste, tra cui quella di tenere le elezioni per il rinnovo dei consigli distrettuali regolarmente il 24 novembre. Viste come un barometro dell'opinione pubblica, molti temono che il governo voglia cancellarle.
La tensione ha superato anche i confini dell'ex colonia britannica. La segretaria alla Giustizia, Teresa Cheng Yeuk-wah, è stata aggredita a Londra da una folla di sostenitori delle proteste antigovernative e ha riportato una contusione a un braccio. L'ambasciata cinese a Londra ha condannato l'episodio e la leader di Hong Kong, Carrie Lam, lo ha definito "un atto barbarico".
La polizia britannica ha aperto una indagine. A mostrare ottimismo, nonostante tutto, è Alibaba, che ha dato il via alla vendita di azioni per la quotazione alla Borsa di Hong Kong, da cui punta di raccogliere 13,86 miliardi di dollari (12,57 miliardi di euro). "Durante questo momento di continui cambiamenti, continuiamo a credere che il futuro di Hong Kong sarà luminoso", ha commentato il presidente, Daniel Zhang, in una lettera agli investitori.